“Chi è davvero, altro shock”: nuove rivelazioni sul docente dietro gli insulti alla figlia di Giorgia Meloni
Napoli – Il nome di Stefano Addeo, docente di tedesco presso il liceo statale Enrico Medi di Cicciano, è finito al centro di una polemica dopo che un suo post su X (ex Twitter) ha suscitato indignazione per aver rivolto insulti alla figlia minorenne del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La Polizia Postale ha identificato Addeo, che non ha precedenti penali, e ha avviato le procedure per il coinvolgimento dell’autorità giudiziaria. Il profilo dal quale è stato pubblicato il messaggio è stato successivamente cancellato.
Carriera e profilo pubblico Con un’esperienza che risale al 1993, Addeo ha insegnato in diverse regioni italiane, tra cui la Campania e il Trentino, presso l’Istituto Floriani di Riva del Garda. Nonostante il suo profilo Facebook, dove si presenta come “Funny”, sia ancora attivo, i contenuti pubblicati mostrano un atteggiamento fortemente critico nei confronti del panorama politico, con toni aggressivi e offensivi rivolti a esponenti del governo.
Le recenti affermazioni e le indagini Le dichiarazioni di Addeo hanno portato alla luce una serie di insulti rivolti a figure politiche come il premier Giorgia Meloni, il vicepremier Antonio Tajani e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Gli investigatori stanno valutando se tali commenti possano configurare reati di natura penale. Tra i post più gravi, si segnala un messaggio in cui Addeo augura “la stessa sorte ai figli” di Meloni, Tajani e Salvini, accompagnato da una foto che li ritrae con il premier israeliano Netanyahu. Inoltre, un commento del 7 maggio, riferito a un presunto bombardamento in Pakistan e in cui esprimeva sollievo per la sicurezza del ministro Piantedosi, potrebbe essere incluso nel fascicolo d’indagine della Procura di Roma.
Procedimenti in corso Oltre all’indagine penale, si sta valutando l’apertura di un procedimento disciplinare interno al Ministero dell’Istruzione, per verificare se il comportamento di Addeo violi il codice etico professionale e possa compromettere la dignità richiesta a chi opera nel settore scolastico pubblico.
Le dichiarazioni del docente In un’intervista al Roma online, Addeo ha dichiarato di aver commesso un gesto “imprudente, dettato dall’impulso”, e ha espresso il suo pentimento: “Mi scuso per il contenuto del post, non si augura mai la morte, soprattutto a una bambina. Tuttavia, non rinnego le mie opinioni politiche”. Il professore ha inoltre sottolineato di essere consapevole della gravità del gesto, ma di non aver mai fatto politica in classe e di essere stimato dai suoi studenti. Ha aggiunto: “È stato un errore”.
Addeo ha anche riferito di essere stato “minacciato di morte” e “insultato” in vari modi, e ha rivolto un appello al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, affermando: “Non accetto l’idea che un insegnante debba condividere tutte le idee del governo per essere considerato degno del suo ruolo”.
Conclusioni Il caso di Stefano Addeo riaccende il dibattito sulla libertà di espressione e sui limiti della critica politica sui social media, soprattutto quando si rivolge a figure istituzionali e alle loro famiglie. La vicenda sarà seguita con attenzione dalle autorità competenti, che valuteranno eventuali conseguenze penali e disciplinari per il docente coinvolto.