“Cercate lì”. Garlasco, nuova accelerata nelle indagini: c’è l’ordine dei magistrati

Garlasco continua a essere al centro di interrogativi e colpi di scena, più di sedici anni dopo il tragico delitto che ha sconvolto la piccola comunità di provincia. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, le indagini e le inchieste continuano a sollevare dubbi e a riempire le pagine di questo lungo caso giudiziario.

L’ultima notizia riguarda alcuni attrezzi, tra cui un martello, una piccozza da muratore e un attizzatoio, che sarebbero stati rinvenuti nel canale di Tromello. Tuttavia, la confusione sui dettagli di tale ritrovamento è ancora palpabile. Secondo fonti ufficiali, citate dalla trasmissione Ore14Sera di Rai2 e confermate dall’agenzia Ansa, quegli strumenti non sarebbero stati trovati durante le operazioni di dragaggio condotte dai sommozzatori della procura di Pavia, ma consegnati volontariamente da un operaio egiziano residente a Tromello, che li aveva notati già alcuni anni fa in una roggia. La provenienza e il legame di questi oggetti con il delitto del 13 agosto 2007 sono ancora oggetto di indagine.

Le ipotesi si concentrano sull’eventuale connessione di questi strumenti con il crimine avvenuto nella villetta di via Pascoli. Gli investigatori stanno valutando anche l’analisi delle impronte e delle tracce di sangue su alcuni oggetti repertati, tra cui le famose “striscette para-adesive” e l’“impronta numero 10”, elemento ormai simbolo del caso. Tuttavia, gli esiti di queste analisi ancora non sono noti, e le ultime indagini mirano anche a chiarire il ruolo di Andrea Sempio, iscritto nel registro degli indagati molti anni dopo la condanna di Stasi. Sempio, che ha sempre sostenuto di non essere mai entrato nell’abitazione dei Poggi il giorno dell’omicidio, non ha lasciato tracce di DNA né sugli oggetti trovati a casa, né sui rifiuti analizzati.

Nel frattempo, i residenti di Tromello manifestano scetticismo sulle operazioni condotte il 15 maggio scorso, ritenendole più un tentativo di spettacolarizzazione che una vera indagine finalizzata a trovare risposte. “Cosa volevano trovare dopo diciotto anni? Non hanno tirato fuori nessun borsone”, commentano alcuni abitanti, in riferimento a un oggetto menzionato dal supertestimone Gianni Bruscagin, che avrebbe visto una “ragazza bionda” gettarlo vicino alla casa delle cugine di Chiara Poggi.

Il cuore pulsante del dolore resta comunque la famiglia della vittima. Rita Poggi, madre di Chiara, ha espresso tutta la sua amarezza in un’intervista a Ore14Sera: “È un momento molto difficile, ci amareggia sentire che si butta fango sulla nostra famiglia. Su noi, su Chiara e anche su nostro figlio”. La famiglia sta valutando azioni legali per tutelarsi dalle recenti accuse e insinuazioni, tra cui una presunta relazione di Chiara e le vacanze di Marco Poggi, fratello di Chiara, nei giorni dell’omicidio.