Caso Garlasco, la Procura chiede nuove impronte: parla l’avvocato De Rensis

Dopo quasi diciotto anni, il mistero dell’omicidio di Chiara Poggi torna a scuotere l’attenzione mediatica con nuove mosse della Procura di Pavia. In una recente memoria inviata ai periti, i pubblici ministeri Giuliana Rizza, Valentina De Stefano e Stefano Civardi hanno richiesto l’ampliamento delle indagini sulle tracce di impronte digitali latenti su quattro oggetti rimasti fino ad ora non esaminati: l’etichetta arancione di una bottiglia di Estathé, un sacchetto della spazzatura, quello dei biscotti e quello dei cereali, tutti prelevati dall’abitazione della vittima, Chiara Poggi, assassinata il 13 agosto 2007.

L’obiettivo è analizzare con tecniche dattiloscopiche i materiali, usando modalità concordate con i periti, considerando che si tratta di attività irripetibili e soggette a modifiche nel tempo. La vicenda si arricchisce di nuovi elementi genetici: i primi risultati dell’incidente probatorio, anticipati dai principali quotidiani come Corriere della Sera e Il Tempo, hanno rivelato che sui Fruttolo e su un piattino di plastica sono state trovate tracce di DNA di Chiara Poggi, mentre sulla cannuccia dell’Estathé potrebbe esserci il DNA di Alberto Stasi, condannato in primo grado per l’omicidio.

Anche altri oggetti, come il sacchetto dei cereali e la busta della spazzatura, potrebbero contenere tracce genetiche della vittima. Resta assolutamente da analizzare un capello rinvenuto tra i rifiuti, che potrebbe fornire elementi decisivi per chiarire il caso.

L’avvocato Antonio De Rensis, legale di Stasi, intervenuto recentemente a Zona Bianca, ha espresso ottimismo riguardo alle potenziali scoperte delle analisi in corso. “Con tutti i condizionali, potrebbero emergere indizi molto interessanti sulla spazzatura”, ha affermato, sottolineando come le tracce potrebbero cambiare molte idee precedenti di questa intricata vicenda. “Sulle confezioni di Fruttolo, sulla pellicola e sulla cannuccia ci potrebbe essere il DNA di Chiara. Tutti i soggetti che per anni hanno sostenuto che nella spazzatura non c’era nulla dovranno forse rivedere le proprie convinzioni”, ha aggiunto.

Contemporaneamente, si approfondiscono le posizioni degli altri indagati. Andrea Sempio, il nuovo sospettato che si dichiara estraneo ai fatti, ha ribadito la sua innocenza, affermando che non sarebbe mai entrato nell’abitazione di Chiara Poggi il giorno dell’omicidio. La sua avvocata, Angela Taccia, ha sottolineato come i rifiuti sequestrati siano stati lasciati in casa Poggi per circa otto mesi, sollevando dubbi sulla validità delle tracce genetiche ritrovate.

Un capitolo ancora avvolto nel mistero riguarda la cosiddetta “traccia 10”, rinvenuta sulla porta d’ingresso della villetta. Secondo la Procura, questa traccia non potrebbe appartenere né a Stasi né a Sempio, ma il genetista Ugo Ricci, consulente di difesa di Stasi, ha richiesto di analizzarla con tecniche più approfondite, incontrando però resistenze da parte dei consulenti della famiglia Poggi, che hanno invocato la necessità di adottare metodologie uniformi per tutte le tracce, per evitare varianze nei risultati.

Tra elementi curiosi e battute, l’avvocato De Rensis ha ricordato anche la lattina di birra doppia trovata nel frigorifero di casa Poggi e consumata da Alberto Stasi. “Il mio sogno – ha scherzato – è incontrare l’ex colonnello Cassese e fargli alcune domande che nessuno gli ha mai posto”. Intanto, l’indagine prosegue a ritmo sostenuto. Le nuove tracce potrebbero finalmente portare alla verità, sgomberando il campo tra errori, ambiguità e dubbi che hanno accompagnato questa vicenda per quasi due decenni.