Budapest Pride bloccato dall’ultradestra: auto sul ponte, la polizia non interviene
Un atto premeditato e visibilmente simbolico ha trasformato la giornata del Budapest Pride in un palcoscenico di tensione e scontro politico. Il ponte Szabadsag, conosciuto come il “Ponte della Libertà”, uno dei punti cardinali del percorso previsto per la parata arcobaleno, è stato sabotato da decine di auto parcheggiate di traverso dai militanti del partito di estrema destra Patria Nostra.
Dalle prime ore dell’alba, i manifestanti radicali hanno disposto i veicoli in modo da impedire qualunque passaggio, bloccando il tragitto dei partecipanti. Centinaia di persone si erano già radunate, pronte a sfilare lungo il percorso, quando si sono trovate di fronte a una barriera di lamiere, clacson e veicoli in sosta forzata. La polizia era presente sul luogo, ma non è intervenuta per sbloccare la situazione nelle prime battute, lasciando che il blocco persistesse.
Un atto di resistenza contro la “colonizzazione gender”
La provocazione è stata rivendicata sui social network dal movimento Patria Nostra, che ha definito l’azione come “un atto di resistenza contro la colonizzazione gender”. Le immagini condivise mostrano bandiere nazionaliste, cartelli anti-LGBTQ+ e slogan violenti, testimonianza di un’ulteriore escalation delle tensioni ormai crescendo nel paese.
Il contesto internazionale e politico ha certamente influito sulla vicenda: il governo di Viktor Orbán aveva infatti recentemente vietato ogni evento pubblico legato alla “propaganda omosessuale”, autorizzando solamente manifestazioni ufficiali e limitando fortemente le libertà dei promotori del Budapest Pride. Nonostante ciò, il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, appartenente all’opposizione, aveva deciso di trasformare il corteo in un evento municipale, ribattezzandolo “Budapest Pride Freedom”, tentando di aggirare il divieto e difendere il diritto alla manifestazione.
Inerzia delle forze dell’ordine e conseguenze diplomatiche
Tra le critiche più dure vi sono quelle degli organizzatori e dei partecipanti. Molti hanno denunciato un’assurda “complicità silenziosa” da parte delle forze dell’ordine, che non hanno impedito l’occupazione del ponte e l’occupazione della carreggiata da parte degli ultradestra. Circolano online video che mostrano agenti immobili mentre i militanti occupano il percorso, lasciando il corteo bloccato e i manifestanti in attesa.
La tensione internazionale non si è fatta attendere: Bruxelles monitora attentamente la situazione. Fonti diplomatiche riferiscono che la Commissione Europea potrebbe decidere di convocare l’ambasciatore ungherese per un richiamo formale, considerandola una violazione della libertà di espressione e di manifestazione sancite dall’Unione Europea.
La reazione di Amnesty International e il futuro del Pride
Anche Amnesty International ha condannato l’accaduto, definendolo “un attacco diretto ai diritti fondamentali” e sollecitando l’UE ad adottare misure concrete per tutelare i diritti civili e la libertà di manifestazione.
Nel frattempo, il corteo di Budapest Pride si trova ancora fermo, con migliaia di partecipanti che, disillusi, alzano bandiere arcobaleno e cartelli per i diritti civili, in un silenzioso sì alla resistenza. La simbolicità del ponte Szabadsag, teatro di questa battaglia culturale e politica, ha ormai assunto un significato più ampio: diventare un simbolo della lotta contro le derive nazionaliste e anti-LGBTQ+ in Ungheria e in Europa.