Bruciata viva da Hamas, i rabbini le negano la sepoltura religiosa. Da non crederci…

 

Il conflitto tra Israele e Hamas sembra non accennare a placarsi. Il numero delle vittime sale ogni giorno vertiginosamente e la storia di Alina è perfettamente calzante con la scia di sofferenze e dolore che imperversa nel paese.

Alla ragazza, come riporta il Corriere della Sera, è stata negata la sepoltura in terra consacrata perché, al momento della sua morte, non aveva ancora completato il percorso di conversione alla religione ebraica.

Il rabbino Eliezer Simcha Weiss, rappresentante del comitato del Rabbinato Capo per il rispetto dei morti, ha riconosciuto che c’è stato un errore nella gestione della sepoltura. La madre di Alina, Olga, lamentava l’impossibilità di piangere adeguatamente sua figlia secondo la tradizione ebraica. “Alina è stata assassinata perché ebrea”, ha detto.

La giovane era scomparsa da tre settimane prima che i suoi resti fossero scoperti. La madre ha raccontato: “Alina è stata bruciata. Non mi hanno permesso di identificarla. Non potevo darle un ultimo abbraccio”.

Il suo non è un caso isolato

Il suo caso non è l’unico: altre vittime, perlopiù di origine russa, non sono state inumate secondo le procedure della Halakha, la legge ebraica.

Oded Forer, presidente del comitato e membro di Yisrael Beiteinu, ha affermato: “Abbiamo insultato gravemente coloro che hanno santificato la terra d’Israele con il loro sangue, che sono venuti qui e hanno lasciato il loro posto in esilio” . Forer ha poi aggiunto che vuole essere sepolto accanto a una persona come Falahati.