Bonus, consigliera di sinistra: “Perché no? Non vivo solo di politica…”

Ha sollevato un vero e proprio polverone la notizia secondo la quale cinque parlamentari avrebbero usufruito del bonus di 600 euro mensili, poi passato a 1000, erogato dall’Inps ai titolari di partita Iva in difficoltà a causa della crisi economica scatenata dal Coronavirus: si trattava di una misura di emergenza contenuta nei decreti Cura Italia e Rilancio.

Stando a quanto riferito da Repubblica, tuttavia, non sarebbero solo cinque deputati ad aver usufruito del bonus, in barba al periodo di crisi in cui già si trovavano gli italiani, ma anche altri rappresentanti locali della politica, come sindaci, assessori, consiglieri regionali e addirittura presidenti di Regione. Un vero e proprio scandalo, reso noto da una segnalazione della stessa Inps, che non può ovviamente diffondere i nomi dei politici per questioni legate alla tutela della privacy.

Il caso ha mandato su tutte le furie il consigliere comunale di Milano per la lista di sinistra ‘Milano Progressista’ Anita Pirovano che, punta sul vivo, ha rilasciato un post polemico sulla propria pagina Facebook: “Sarei coinvolta nello scandalo dei ‘furbetti del bonus’ e mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei”, dichiara la Pirovano, come riportato da “AdnKronos”.

Il consigliere si dice indignato per quanto accaduto, definendo surreale il fatto che un parlamentare decida di ricorrere a degli ammortizzatori sociali. “Penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito”, commenta la Pirovano, prima di spostare il discorso sulla propria condizione: “Tutto ciò premesso, qualcuno mi spiega perché da lavoratrice, e la politica non è un lavoro per definizione, non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori perché faccio anche politica?”.

La Pirovano, infatti, spiega di avere “un reddito annuo dignitoso e nulla di più”, e di trovarsi, come molti altri, con un mutuo da pagare ed una figlia da crescere. “Addirittura ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza”, aggiunge, per poi precisare che il lavoro da consigliere comunale “non mi garantisce né un’indennità né i contributi Inps”.

Insomma, un simile accanimento non è comprensibile, secondo la donna che, riferendosi all’articolo di “Repubblica”, si infuria pensando che fra i coinvolti ci sia magari il sindaco di qualche piccolo comune “con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue, accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca”.

La vicenda, tuttavia, ha scatenato una vera e propria bufera in un momento già difficile per il nostro Paese. Si indaga sull’identità dei 5 parlamentari: stando alle ultime indiscrezioni, sarebbero un deputato del Movimento CinqueStelle, un rappresentante di Italia Viva e 3 deputati della Lega. Tutto, comunque, è ancora da verificare.

Condanna unanime da parte del mondo della politica, che chiede ai soggetti interessati di uscire allo scoperto.