AVEVA PREVISTO L’ALLUVIONE IN EMILIA, IL GRIDO INASCOLTATO

 

Sono giorni di grande angoscia e preoccupazione per l’Emilia Romagna e per l’Italia intera, colpita dalle pesanti alluvioni dei giorni scorsi. Interi paesi sono sommersi da fiumi d’acqua che hanno invaso le strade e le stesse abitazioni, provocando danni irreparabili. Un’altra nefasta calamità a distanza di meno di un anno dall’alluvione delle Marche.

In queste ore l’intero popolo romagnolo, munito di grande coraggio e forza d’animo, è intensamente al lavoro sulle strade delle proprie città per rimuovere il fango ed i detriti. La rabbia e l’esasperazione della gente è alle stelle, ma è un momento particolare in cui occorre fare quadrato e superare questo momento di grande difficoltà.

Intanto il peggio sembra essere passato, ma l’allerta maltempo rimane ancora alta in tutta la pianura padana. In queste ore il governo di Giorgia Meloni è al lavoro per prestare immediatamente soccorso nelle zone alluvionate, fornendo supporto tecnico per liberare le strade dall’acqua e assistenza materiale alle famiglie in difficoltà.

Calamità naturali come le alluvioni stanno diventando eventi sempre più frequenti al giorno d’oggi. Più di qualcuno imputa le colpe di fenomeni al cambiamento climatico e all’impatto dell’uomo sull’ambiente, altri, invece, si concentrano sullo scarso impegno della politica a prevenire eventi di questo tipo facendo maggiore manutenzione.

Eppure c’è chi, addirittura più di 10 anni fa, previde quello che si è verificato negli scorsi giorni. Un’amara profezia che, purtroppo, si è avverata, colpendo duramente decine di migliaia di cittadini inermi. Un grido inascoltato che, con il senno di poi getta ancora più ombre su chi avrebbe potuto sventare tutto questo: scopriamo di cosa si tratta.

Era l’agosto del 2012 quando Arturo Frontali, stimato medico faentino, lanciava l’allarme sulle condizioni dei fiumi Lamone e Senio. Il letto di questi corsi d’acqua era già invaso da sterpaglie, alberi e arbusti, tutto ciò che rappresenta il pericolo primario in caso di alluvioni.

L’appello del medico cadde però nel vuoto e a nulla valse contattare l’Autorità di Bacino, l’ufficio della Regione Emilia Romagna preposto ad occuparsi di queste pratiche. Frontali cercò anche l’aiuto delle maggiori testate giornalistiche locali, che accolsero il suo appello, pubblicando la sua lettera. ll suo impegno si rivelò vano.

A distanza di più di 10 dal quel grido di sperato, il dottor Frontali ha visto realizzarsi, proprio sotto i suoi occhi, la sua tremenda profezia. Ed ecco che ora si preoccupa di fare del suo spalando il fango sotto casa nella sua Faenza. L’amarezza per quell’appello inascoltato, però, rimane e suscita ancora più rabbia.

Quello che rimane da fare e raccogliere i cocci di un’esperienza tremenda dalla quale è necessario, almeno, trarre gli opportuni insegnamenti ed evitare che si ripeta. La speranza è che non piova più con abbondanza e che pian piano l’acqua sia riassorbita, ovviamente anche per mezzo strumenti umani.

Per il futuro, invece, non si potrà più tollerare mancanze del genere, limitando ad imputare colpe unicamente al cambiamento climatico, così da liberarsi subdolamente delle proprie responsabilità. Ora sono in arrivo dei fondi europei per sostenere la povera gente emiliana, forse occorreva prodigarsi a richiederli per la prevenzione.