Attentato a Sigfrido Ranucci, esplosione sotto casa a Pomezia: auto distrutte, indagini in corso
Nella notte tra il 16 e il 17 ottobre, un ordigno artigianale ha causato gravi danni alle auto di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, e della figlia, sotto la sua abitazione a Pomezia, alle porte di Roma. Fortunatamente, nessuno dei familiari è rimasto ferito, ma l’esplosione, definita dagli inquirenti “potenzialmente letale”, ha suscitato sdegno e preoccupazione nel mondo dell’informazione e tra le istituzioni.
L’esplosione si è verificata tra le ore 2 e le 3 di notte, danneggiando le vetture e il contesto circostante. Sul luogo sono intervenuti i Carabinieri, la Digos, i vigili del fuoco e la polizia scientifica, che hanno delimitato l’area e avviato le indagini contro ignoti. Le prime analisi tecniche indicano che si tratta di un ordigno artigianale, con una carica sufficientemente potente da mettere in pericolo chiunque si trovasse nelle vicinanze.
Negli ultimi anni, Ranucci ha più volte subito minacce e intimidazioni, tra cui lettere con proiettili e campagne di delegittimazione legate alle sue inchieste su poteri politici ed economici. Questa notte, l’attentato rappresenta un salto di qualità nelle intimidazioni, alimentando il clima di tensione e paura attorno al giornalismo d’inchiesta.
Reazioni istituzionali e politiche
Il grave episodio ha suscitato immediatamente solidarietà e condanne da parte delle autorità. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso “piena solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia, condannando fermamente l’atto intimidatorio. La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili”. Anche il vicepremier Matteo Salvini ha definito l’accaduto “un fatto di gravità inaudita”, mentre il ministro Guido Crosetto ha parlato di “un colpo alla libertà di informare”.
Il Consiglio di Amministrazione della Rai ha manifestato vicinanza al conduttore e alla redazione di Report, sottolineando che “le intimidazioni non fermeranno il dovere di informare”. Angelo Bonelli, leader di Alleanza Verdi e Sinistra, ha invece commentato: “Chi ha attaccato Ranucci negli anni dovrebbe riflettere e chiedere scusa. Alimentare campagne di delegittimazione contro chi fa inchieste coraggiose favorisce un clima d’odio che oggi esplode in tutta la sua gravità”.
Dall’opposizione, Alessandro Di Battista ha sottolineato come “quando le istituzioni delegittimano chi denuncia mafia e corruzione, qualcuno si sente autorizzato a colpire. Mi auguro che tutte le alte cariche dello Stato esprimano solidarietà a un giornalista perbene che, quella notte, avrebbe potuto perdere la vita”.
Il dibattito pubblico e le sfide per la sicurezza dei giornalisti
Il clima di tensione si riflette anche nel dibattito politico e sociale. Le accuse si concentrano sul ruolo di un ambiente mediatico sempre più ostile e sulla necessità di rafforzare le misure di protezione per i giornalisti impegnati in inchieste delicate. Report, tra i programmi più esposti per le sue inchieste su poteri forti, ha già affrontato in passato querele e procedimenti giudiziari, spesso archiviati o conclusi con assoluzioni.
L’attentato riapre la discussione sulla tutela legale e sulla sicurezza dei giornalisti, chiedendo un impegno concreto da parte delle istituzioni per contrastare le minacce e garantire un ambiente di lavoro libero e sicuro. Gli investigatori stanno lavorando su rilievi tecnici, analisi di residui esplosivi e testimonianze di zona, ma resta una domanda aperta: basteranno condanne e solidarietà, senza risposte efficaci su sicurezza e garanzie per chi fa inchiesta?
Prossime mosse
Le autorità continueranno le indagini per identificare i responsabili e rafforzare le misure di protezione. La vicenda rappresenta un campanello d’allarme sulla crescente tensione tra libertà di stampa e minacce alla democrazia, richiedendo un impegno condiviso per difendere il diritto all’informazione e la sicurezza dei giornalisti.