Attacco senza precedenti, così le toghe “eversive” al servizio del PD vogliono eliminare il capo dell’opposizione

«Uno, due, tre processi Mi trattano come un mafioso ma vado avanti a testa alta. Mai mollare». Tribunale che vai, indagine che trovi. Il verde leghista va di moda tra le toghe: ormai non si trova Procura che non abbia aperto un suo filone d’indagine sulla Lega di Matteo Salvini, il quale tuttavia dice di non temere alcunché. Genova, Catania, Pavia, Milano, Roma: inchieste a raffica cui ora si aggiungerà quella di Palermo, dove si prepara il processo per il caso Open Arms, nave stracolma di migranti cui l’ex ministro aveva negato lo sbarco nel 2019. L’accusa è sempre la stessa: sequestro di persona e abuso d’ufficio. Robetta da 15 anni di galera.

LA NAVE
Capi d’imputazione a parte, è un’altra la coincidenza che lascia perplessi. La storia per la quale il Capitano viene accusato sembra totalmente sovrapponibile a quella che vede coinvolto l’attuale ministro degli Interni Luciana Lamorgese. Salvini lo scorso anno (luglio) lasciò al largo la Open Arms per pochi giorni. La settimana scorsa alla medesima Ong è stato impedito di attraccare a Palermo per questioni di sicurezza, tanto che i naufraghi per cercare di rompere il blocco imposto dal governo Conte si sono buttati in mare a decine per cercare di raggiungere la costa a nuoto. Certo l’eco mediatica delle due vicende è stata diversa. Della mossa di Salvini si parlò per settimane, il leader del Carroccio venne dipinto come un mostro, una versione perfida di Goebbels. Dell’ultima vicenda nessuno pare curarsene. Curioso.

FANTASMI Pure le toghe di Genova, poi, hanno battuto un colpo ieri. Titolava ieri il Fatto Quotidiano: “Spunta uno dei 49 milioni della Lega”. La Procura ligure sta ancora dando la caccia al famoso malloppo fantasma di Bossi e Belsito – tutte questioni che riguardano la vecchia gestione lumbard, anche se non si trova mai qualcuno che lo ricordi – e ha scoperto che la Lega ha donato 900mila euro al Comune di Bondeno, nel Ferrarese, perché spesi per progetti per la ricostruzione dopo il terremoto. Secondo vari articoli pubblicati ieri, i magistrati “vogliono vederci chiaro” (Nota: quest’ ultima espressione, un po’ come “spunta il nome” o “si stringe il cerchio”, è una spia dell’inconsistenza dell’inchiesta). Ciò significa che non c’è nulla di certo al momento, ma i pm sperano che venga fuori che quei soldi se li sono bruciati in ostriche e champagne. Replica del sindaco Fabbri: «Quel denaro è stato impiegato per costruire una scuola». I leghisti finiscono sotto indagine perfino quando fanno regali. E qui si arriva a un altro caso.

TELEFONI
Anche la saga familiare di Attilio Fontana continua a far parlare, soprattutto per la quantità di intercettazioni spiattellate su tutti i giornali. Gli inquirenti stanno passando ai raggi X il presidente della Lombardia, finito nel tritacarne per un appalto dato dalla Regione al cognato. Come noto, Attilio non ci ha guadagnato un centesimo ma, anzi, ha provato a pagare il parente – centinaia di migliaia di euro – per annullare l’affare. Nonostante ciò, gli inquirenti stanno setacciando i suoi conti e hanno anche sequestrato il suo telefono e quello della sua assistente – nonché ex compagna di Salvini – Giulia Martinelli, la quale non è indagata. Un’operazione su cui pesano molti dubbi di legittimità.

E qui Salvini s’ è infuriato: «Prendetevela con me, ma quando entrate in casa mia, mi incazzo come un bufalo. Viene portato via un telefono dove ci sono le foto di mia figlia, e le chat con i nonni. Neanche a un mafioso viene riservato un trattamento così». La storia insegna: il rischio è di ritrovarsi qualsiasi vicenda privata sui quotidiani. Gli inquirenti però giurano che non si metteranno a leggere tutto, ma eseguiranno una ricerca nella memoria dello smartphone inserendo 50 parole chiave, tra le quali “aria”, “camici”, “moglie”, “fratello”, “cognato”, “donazione”, “restituzione”, “consegna”, “ordine”, “bonifico”. Un po’ vago, potrebbe venir fuori di tutto. «Darò un colpo di telefono a Mattarella», continua Salvini, «non è degno di un Paese civile». RUBLI Un’altra domanda che qualche lettore potrà porsi a questo punto è: che fine ha fatto il Russiagate, l’inchiesta che doveva mettere in ginocchio il Carroccio? I fatti risalgono all’ottobre del 2018, ovvero circa due anni fa. Anche qui la stampa aveva parlato di fondi neri in arrivo da Mosca. Mai trovato niente, come prevedibile, il grande perno dell’inchiesta, Gianluca Savoini, resta indagato però non si favoleggia più di finanziamenti occulti da parte del Cremlino.

VOLI DI STATO
Dalla Moscova si passa poi al Tevere, alla Corte dei Conti e ai “viaggi sospetti” per i quali l’ex ministro Salvini è stato inquisito. La ragione: il leghista, quando si spostava per questioni istituzionali in qualche regione, poi si permetteva di organizzare comizi sul posto. E così avrebbe sfruttato mezzi pubblici per fini privati. Tutto è stato poi archiviato, è stato certificato che non esisteva alcun danno erariale. Per quei voli, però, è stato sollevato comunque un dubbio di legittimità: le carte sono passate al tribunale dei ministri. E anche questo filone s’ è arenato (dopo esser stato bagnato da fiumi di inchiostro).

 

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