Antonio Razzi nella black list di Zelensky: “Putin? Propaganda su di lui”. E sui massacri dei civili: “Se non vedo, non ci credo”

È convinto che “Berlusconi potrebbe riuscire a fermare la guerra, visti i rapporti con Putin, chi meglio di lui? Ma non lo fanno, perché se ci riuscisse tutti direbbero ‘Berlusconi, Berlusconi. Gli italiani sono un popolo di invidiosi e gelosi, purtroppo, lo vedo anche su di me…'”. Non crede alle cose che si dicono sul capo del Cremlino. “Ama l’Italia, ama la vita, non credo a tutto quello che hanno detto su Putin, ci ha pure mandato aiuti per il covid, medici russi e altre cose”. E i massacri dei civili in Ucraina? “Dicono che ci siano stati, ma io quando sono andato, nelle scorse settimane, ho saputo di persone che sono entrate per 150 chilometri dentro l’Ucraina e non hanno visto nessuno, né vittime, né soldati, né carri armati”. Antonio Razzi, a lungo parlamentare, prima con Idv, poi berlusconiano, parla all’Adn della guerra in Ucraina, prende le difese di Putin e addirittura si mostra scettico sulle stragi che hanno provocato centinaia di morti in Ucraina.

 

Il più noto dei ‘responsabili’ ante litteram, che nel dicembre del 2010 salvò con il suo voto il governo del Cavaliere, non si sottrae a rispondere sulle questioni che riguardano la crisi tra Russia e Ucraina. Prima di tutto, vede nel fondatore di Forza Italia la soluzione. “Fosse formalmente incaricato di risolvere la situazione, perché lui lo ha ospitato a Putin pure in Sardegna, poi ad Arcore, gli ha pure prestato tutta una villa…”. Prende anche le difese di Putin dalle accuse di stragi dei civili e di crimini di guerra. “Fanno propaganda – spiega – come dicevano di Kim Jong-un, che lo accusavano di aver fatto sbranare lo zio da 120 cani o un altro generale messo dentro un cannone. Tutte cazz… quando io andavo da loro, a Pyongyang, li incontravo tutti vivi, parlando con loro dicevo ‘lo sai che hanno detto che ti avevano ammazzato’ e tutti a ridere…”. L’ex emigrante in Svizzera, dove arrivò nel ’65, negli scorsi anni più volte è stato in Corea del nord, gli esteri sono sempre stato un suo pallino: “Sono realtà che conosco, in Corea ci sono andato pure nel 2014 con Salvini. Lui mi pare un pacioccone – dice di Kim Jong-un – certo non posso mettere la mano sul fuoco per suo padre e suo nonno…”.

Razzi oggi è preoccupato per la guerra in Ucraina. Difende il leader russo ma non il presidente Zelensky: “Non è un democratico, è uno che non ragiona, uno che si sente forte perché ha la protezione dell’America, ha il figlio di Biden lì – conclude – e la Russia non si ritira, perché altrimenti farebbe una figura di m…”. E non nasconde il suo malumore per esser dovuto rientrare dal confine tra Romania e Ucraina negli scorsi giorni, dove era andato in missione umanitaria. “Una cosa assurda, non capisco come si è permesso quello, Zelensky, a darmi a me la black list, io ero andato in Donbass, a Donetsk, per controllare i voti, in missione”, ha detto Razzi. Ci ha provato in prima persona, incurante dei rischi (e dei suoi 74 anni) ad andare al fronte, a fine marzo, ma ha dovuto fare dietro-front. “Io – racconta – c’ho la black list, quelli controllano sul passaporto biometrico, e vedono subito che ho la black list, mi potevano arrestare…”, dice con riferimento al daspo emesso da Kiev nei confronti di alcuni politici e parlamentari italiani. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, compresi.