Vincenzo Agostini, 65 anni, distillatore di grappe nella piccola frazione di Caorera, nel Bellunese, non ama definirsi profeta, ma la sua previsione sul nome del nuovo Papa, pubblicata da Il Foglio alla vigilia dell’elezione, ha lasciato molti a bocca aperta. Aveva indicato Leone XIV, proprio il nome scelto dal nuovo Pontefice.
Ma dietro questa sorprendente intuizione si cela una storia affascinante e misteriosa, che inizia sul monte Athos, in Grecia. Agostini racconta di essere stato in pellegrinaggio tra i monasteri ortodossi con il figlio Francesco, fresco di laurea. Era il periodo pasquale e, nella spiritualità intensa di quei luoghi, l’incontro con un monaco di nome Moise li colpì profondamente.
Durante una conversazione nella biblioteca del monastero, Agostini chiese se un giorno le Chiese cattolica e ortodossa avrebbero potuto riunirsi. Il monaco fu evasivo, ma il seme era stato piantato. Il giorno seguente, proprio mentre arrivavano al monastero bulgaro di Zografou, giunse la notizia della morte di Papa Francesco.
In quel momento, padre e figlio iniziarono a riflettere su chi sarebbe potuto essere il suo successore e, quasi per gioco, cercarono un nome che potesse rappresentare continuità e innovazione. La scelta cadde su Leone XIV, in omaggio a Leone XIII, pontefice della modernità. Quando Il Foglio lo ha contattato, Agostini ha preferito non rivelare se sapesse davvero quale cardinale avrebbe scelto quel nome.
Tuttavia, ha ammesso di essere cresciuto con una solida educazione cattolica e di aver riscoperto, con l’età, il desiderio di nutrire l’anima, oltre che il corpo. «Anche le mie grappe, in fondo, sono spirito», dice con la sua proverbiale ironia.