Alessandro Sallusti: Soumahoro e Panzeri, Italia spolpata e venduta

Ovvio che è soltanto una coincidenza ma ieri alla famiglia Soumahoro i magistrati hanno sequestrato 640mila euro, più o meno la stessa cifra sequestrata (in contanti) giorni fa alla famiglia di Antonio Panzeri. Due casi distanti, certo, ma incredibilmente vicini, parliamo infatti di due Ong di famiglia nate nella pancia della sinistra e cresciute sotto la protezione di quel mondo ideologico che a prescindere fa da scudo a tutto ciò che si dichiara impegnato nell'”assistenza umanitaria”. Insomma, due famiglie sinistre in tutti i sensi e se vogliamo buttarla in farsa potremmo concludere che evidentemente 640mila euro è ciò che da quelle parti è ritenuto il giusto tetto al contante per chi lavora e si impegna nel sociale.

Come noto a sinistra si è per le famiglie allargate per cui non è facile prevedere a freddo se gli sviluppi delle due inchieste porteranno sulla ribalta giudiziaria altri parenti (politici) naturali o acquisiti strada facendo. Lo dico perché loro certamente, ma anche altri potrebbero aver equivocato una celebre massima di Madre Teresa di Calcutta che recita: «L’amore comincia a casa: prima viene la famiglia, poi il tuo paese e la tua città». Ecco, i Soumahoro e i Panzeri, secondo l’accusa, non amavano il loro paese di accoglienza e di origine: i primi sembra abbiano provato a spolparlo, i secondi a venderlo e questo è un fatto al di là di quello che sarà accertato come responsabilità penale personale. Il grave è che parliamo di due famiglie non affiliate a cosche di mafia bensì iscritte nell’albo d’oro di un paio di partiti della sinistra che più volte le hanno proposte come modello da contrapporre al marciume delle destre, altro che Berlusconi e le sue battute sessiste.

Ecco, sarebbe il momento giusto, per dirla alla Marzullo, che la sinistra si faccia una domanda e si dia una risposta. Magari un po’ diversa da quella che nei giorni scorsi Concita De Gregorio, ha provato a dare dalle colonne di La Repubblica: “Lady Soumahoro io la difendo, con quell’esibire il suo corpo al meglio possibile – ha scritto dopo che sono uscite sue foto osé – non ha fatto nulla di diverso da ciò che fa Chiara Ferragni”, lasciando intendere che lei è nella bufera solo perché nera di pelle. Oggi sappiamo che anche lady Soumahoro è indagata e che sua madre si era appropriata in modo indebito di almeno 640mila euro di soldi pubblici lasciando alla fame i dipendenti. No, il paragone onestamente non tiene. Trovate un’altra strada per uscire dal pantano, che ne so tipo: italiani scusate, ci vergogniamo tantissimo ma è andata così. Sarebbe più onesto.