Addio a Mauro Di Francesco, gli ultimi anni difficilissimi: “Sciacquatevi la bocca”

L’Italia del cinema e della comicità piange Mauro Di Francesco, il volto spensierato e irresistibile di un’epoca, scomparso a 74 anni dopo una lunga battaglia contro la malattia. Conosciuto come il “Maurino”, l’attore milanese ha lasciato un segno indelebile nel cuore di generazioni di spettatori, grazie al suo talento precoce, alla sua ironia tagliente e alla sua capacità di far sorridere anche nei momenti più difficili.

Un talento precoce e un esordio da bambino prodigio

Nato a Milano nel 1951, Mauro Di Francesco mostrò fin da bambino un dono naturale per la recitazione. A soli cinque anni debutta accanto a Cino Tortorella, il celebre Mago Zurlì, conquistando subito il pubblico con la sua spontaneità. La sua passione lo portò a entrare, a soli 15 anni, nella compagnia del grande Giorgio Strehler, diventando il più giovane allievo del Piccolo Teatro di Milano. Ricordava con orgoglio di aver interpretato il principe di Galles ne Il gioco dei potenti, un’esperienza che segnò il suo percorso artistico e la sua formazione teatrale.

Nonostante le critiche di chi lo vedeva solo come interprete di “filmetti leggeri”, Di Francesco rispondeva con una battuta memorabile: «Prima di parlare, sciacquatevi la bocca e informatevi». Una frase che divenne il manifesto della sua integrità artistica e della sua consapevolezza delle proprie radici nel grande teatro milanese.

Il successo negli anni Ottanta: tra risate, eccessi e amicizie leggendarie

Gli anni ’80 consacrarono Mauro Di Francesco come uno dei volti più amati della commedia italiana. Con film come Sapore di MareI FichissimiVado a vivere da soloI ragazzi della 3ª C e Attila flagello di Dio, divenne simbolo di un’Italia che rideva, ma anche che attraversava cambiamenti sociali e culturali profondi.

Al fianco di amici e colleghi come Massimo Boldi, Jerry Calà e Diego Abatantuono, portò sul grande schermo e sui palcoscenici un’irriverenza popolare e surreale, incarnando un’epoca di libertà e spensieratezza. Fu un periodo di feste, musica, risate e anche eccessi, come lui stesso ricordava con un sorriso amaro: “Situazioni assurde, tavoli pieni, vassoi d’argento… sembrava di vedere un film in stile Scarface”.

Le ombre dietro il sorriso: malattia, alcol e battaglie personali

Dietro il volto allegro e la battuta pronta, Mauro Di Francesco nascondeva fragilità profonde. La sua vita fu segnata da momenti difficili, tra problemi di salute e dipendenze. Negli anni parlò apertamente delle sue difficoltà, rivelando di aver provato cocaina una sola volta e di aver evitato l’alcol, anche se quest’ultimo rappresentò un problema serio per lui. La sua battaglia più dura fu un trapianto di fegato, che gli salvò la vita ma lasciò cicatrici indelebili nel suo corpo e nella sua carriera.

Nonostante le sofferenze, Di Francesco non si arrese: continuò a lottare, a mantenere vivo il suo spirito e il suo amore per il teatro e il cinema, anche se in silenzio e lontano dai riflettori.

L’ultimo capitolo: un addio tra ricordi e malinconia

Negli ultimi anni, Mauro Di Francesco si ritirò in Toscana, scegliendo la quiete e la riservatezza. Il suo ultimo film risale al 2017, Odissea nell’ospizio, diretto dall’amico Jerry Calà, un’opera che chiudeva simbolicamente un ciclo: una commedia malinconica sull’invecchiare, sull’amicizia e sui ricordi di un passato indimenticabile.

In un’intervista, con sincerità e nostalgia, aveva raccontato il suo passato: “Sono rimasto sveglio tre giorni, dormivo da mia nonna e mi ripetevo: ‘Io non sono fatto per quella roba’. È stato un periodo assurdo, ma anche pieno di vita”. Un percorso di alti e bassi, di battaglie vinte e perse, ma sempre vissuto con il cuore aperto.

Addio a un artista autentico

Mauro Di Francesco ci lascia un’eredità fatta di risate genuine, di un talento precoce e di una vita segnata da sfide personali. Il suo sorriso e la sua comicità resteranno impressi nella memoria di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e di vederlo sul grande schermo. La sua storia è un esempio di come, anche nei momenti più bui, l’arte e la passione possano essere una luce di speranza e di rinascita.