“Accordo con altri partiti”. E i 5S applaudono l’ipotesi senza le elezioni

 

“È una repubblica parlamentare, si fa un accordo libero e trasparente e si va avanti”. E giù applausi dai parlamentari grillini per Luigi Gallo, presidente della Commissione cultura di Montecitorio e deputato M5s molto vicino al presidente della Camera Roberto Fico.

Il confronto nell’assemblea dei parlamentari pentastellati non ha partorito decisioni e sono emerse posizioni diverse. Anche perché Luigi Di Maio al di là dell’affondo contro Salvini, tacciato di essere “un traditore”, non ha dettato la linea ma ha soprattutto ascoltato le varie posizioni.

Ma è significativo che tra gli interventi più applauditi dalla base ci sia stato quello di Gallo che ha esortato la dirigenza grillina ad aprire un confronto con altre forze politiche. Il deputato non ha fatto nomi, ma pare evidente che il riferimento sia alle forze di sinistra. “È una Repubblica parlamentare, bisogna parlare con le persone – ha incalzato – Ma come, abbiamo parlato pure con quello schifoso di Salvini e ora ci spaventiamo di parlare con gli altri?”.

Gallo non ha risparmiato bordate alla guida attuale del Movimento, elencando tre domande a cui rispondere, tutte rivolte alla richiesta di una gestione più corale e democratica e contro il “pacchetto già pronto e preparato fuori di qua” che prevede “l’accusa ai traditori” e “il taglio dei parlamentari”, per poi affidare tutto alla “comunicazione”, ovvero ai vigili guardiani dell’ortodossia dimaiana mal digeriti dalle truppe parlamentari grilline. Gallo ha anche sottolineato che “oggi abbiamo il 36% dei parlamentari e probabilmente sarà il miglior risultato che potremo mai avere”. Dunque, è la conclusione, perché non usarlo per fare un nuovo accordo di governo e “fare le cose”, motivo “per cui è nato il Movimento”.

La posizione più battagliera, tornare alle origini movimentiste e andare al voto, è apparsa minoritaria, espressa ad esempio dalla vice presidente del Senato Paola Taverna. Anche da esponenti del governo, vedi Stefano Buffagni, sono arrivate critiche per gli errori commessi fin qui, ma il sottosegretario ha appoggiato la linea Di Maio: “Prima il taglio dei parlamentari, poi il voto”. La conclusione è stata comunque di affidarsi con fiducia al presidente Sergio Mattarella per la gestione della crisi.

Una cosa è certa: il Movimento ora ha un disperato bisogno di tenere sotto controllo il proprio gruppo parlamentare. E per farlo potrebbe essere spinto a mettere in discussione il caposaldo del limite dei due mandati (già crollato a livello locale con l’escamotage del mandato zero) per evitare il panico da mancata ricandidatura tra i peones. C’è già chi parla di un voto su Rousseau. Ma l’attenzione ora è tutta rivolta al Colle più alto della politica.