A 102 anni salvato dagli agenti della Questura: “aveva paura, ci ha abbracciato commosso”

 

Dove voleva andare non si è capito, ma, quale che fosse la meta, si era vestito bene: la «vestimenta» grigia sulla camicia bianca, giaccone, sciarpa e coppola che, d’inverno, fa freddo. E di notti d’inverno ne deve aver viste anche di più gelide, illuminate dalla luna o dalle bombe. Solo che, allora, era un giovanotto un po’ più giovane. Invece, a 102 anni, nella piazza della Libertà, assediata dalle luci artificiali dei lampioni e delle insegne, non si è raccapezzato più. Si è rannicchiato contro la vetrina di una banca, sperso, infreddolito e tremante.

Era mezzanotte e non sapeva né dove andare né dove tornare. Alcuni ragazzi l’hanno notato, hanno allertato la questura ed è arrivata la volante: l’assistente capo Lorenzo Savoriti e l’agente Giuseppe Platania. «Era pieno di freddo e di paura, gli abbiamo chiesto chi era, che cosa faceva lì». Lui balbettava, ma le parole, in dialetto piemontese (è originario di Cassine), uscivano a intermittenza dalle labbra tremanti. «Io e il collega siamo siciliani, non capivamo nulla» racconta Savoriti.

Era come un animale spaventato, non si fidava a muoversi dalla nicchia in cui aveva riparato; bisognava rassicurarlo. Platania d’istinto ha mostrato la scritta «polizia» sulla casacca e il vecchietto, in un impeto, l’ha abbracciato commosso. Si è sentito protetto. Bisognava capire, però, chi era quell’uomo. In tasca aveva un foglio, non proprio un documento, ma spiccava una data di nascita: «Abbiamo fatto il conto, non ci pareva vero. Ho detto “Giusé, ma ha 102 anni!”. A me – dice Savoriti – , in 23 anni che faccio volante, non era mai capitato!». Erano scarabocchiati anche i recapiti telefonici di due figli.

Mentre l’anziano al Pronto soccorso veniva visitato, i poliziotti hanno composto uno dei numeri: «Abbiamo rintracciato suo padre per strada». Il figliolo ottantenne è subito corso in ospedale dal genitore che, tranquillizzato e riscaldato, stava benone. «Papà, ma dove volevi andare a mezzanotte?». «Se tu sapessi, ragazzo…»

Silvana Mossano, La Stampa