PERCHÉ L’ACQUA DEL CANAL GRANDE A VENEZIA È DIVENTATA VERDE

 

Il Canal Grande non ha certo bisogno di presentazioni per gli storici, i turisti, gli appassionati d’arte, trattandosi del principale canale che attraversa il centro storico di Venezia. Con una lunghezza di  circa 3800 metri, divide in due parti il centro storico, tracciando una Ƨ, che va dall’innesto del Ponte della Libertà al Bacino di San Marco.

Questo sinuoso serpente d’acqua, come i ben informati sapranno,  forma una vera e propria “S”, che separa i sestieri “de citra”, a sinistra, e quelli “de ultra”, a destra.  Si tratta solo di una divisione geografica poichè ciò che realmente conta è quanto il Canale  sia importante per la  meravigliosa città lagunare che è da sempre meta di turisti e fonte di ispirazione per artisti provenienti da ogni angolo del mondo.

Il Canal Grande non è solo un’attrattiva turistica da percorrere in vaporetto o in gondola  in modo da poter ammirare, tramite esso, i palazzi veneziani più belli  ma è un elemento urbanistico fondamentale alla vita della città. Per chi non lo sapesse, proprio grazie al Canal Grande, Venezia viene irrorata dalle maree che provengono dalla laguna e che si distribuiscono nei 45 rii minori che vi sfociano, consentendo il ricambio dell’acqua, che è fondamentale per l’igiene della città.

Nel corso dei secoli, il ruolo del Canal Grande  si è modificato, in quanto all’inizio aveva soprattutto  una funzione portuale, consentendo  il passaggio di traffico pesante e dando la possibilità di scaricare le merci in modo agevole.

Con il tempo, è  il bacino di San Marco che ha poi svolto il ruolo di porto principale della città. Eppure in queste ore tutti si stanno chiedendo come mai l’acqua del Canal Grande di Venezia è diventata verde e le immagini diramate stanno destando fortissima preoccupazione tra gli italiani e nel mondo, essendo Venezia una delle città più amate del mondo.

Da  ieri mattina,  domenica 28 maggio  2023, l’acqua della laguna è di colore verde e, se non avessimo la certezza che è tutto vero, penseremmo ad un effetto di fotoritocco.. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, è in contatto con il prefetto, volendo, chiaramente, andare a fondo sull’accaduto. Sulla base delle testimonianze fornite da alcuni  gondolieri,  pare che alcuni  norvegesi, a bordo di piccole imbarcazioni,  avrebbero gettato in acqua delle pastiglie.

Al momento nessuna ipotesi è esclusa, dagli ecovandali  ad un gesto artistico (di pessimo gusto, se così fosse) ma non è tutto, in quanto si è parlato anche di una particolare  alga rilasciata in acqua. Aldo Reato, voce dei gondolieri e consigliere comunale della lista Brugnaro,  intervistato dal Corriere, ha dichiarato: “In città si parla di un’alga giapponese. Se l’abbia rilasciata qualcuno nel Canal Grande ancora non lo sappiamo. Di sicuro non è cosa nostra, è un’assoluta novità. Non si esclude nemmeno un atto dimostrativo di un artista intenzionato a veicolare un messaggio, sfruttando il fatto che a Venezia qualsiasi cosa fa notizia in tutto il mondo. Sembra comunque non sia nulla di inquinante“-

I vigili del fuoco parlano esplicitamente di “sostanza colorante” ma hanno allertato l’Arpav (Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale)  in modo da fugare ogni dubbio attraverso i test dell’acqua.  Il  liquido tracciante si acquista online, in polvere o concentrato, si può scegliere il colore e la quantità.  Maurizio Vesco, direttore di Arpav Venezia, ha spiegato a che punto è la situazione, dicendo:  «Gli esami e le analisi sull’acqua del Canal Grande non sono ancora stati completati, ma propendiamo per questa ipotesi».  L’ipotesi al momento più plausibile è che possa trattarsi di un tracciante composto da “fluoresceina sodica”, per poi aggiungere:  «Lunedì affineremo le analisi, ma visibilmente e statisticamente dal riscontro avuto il liquido che ha colorato l’acqua va ricondotto a questa sostanza, con quel fenomeno di colorazione».

Riguardo alle sue modalità di utilizzo: «Ha molti utilizzi, generalmente ne fanno uso gli idraulici per i tracciamenti. Lo utilizzano anche i consorzi di bonifica nei bacini di laminazione per vedere i movimenti dell’acqua, ma loro ce lo annunciano proprio perché sanno che si tratta di un evento visibile che potrebbe mettere in allarme». Ma come è finito in acqua?  Anche questo è tutto un giallo, ad oggi e va tenuto presente che, essendoci i dosaggi, si può vedere che un cucchiaino di tale tracciante colora ben 20 litri di acqua.  La cosa buona in tutto questo è che va via in un paio di giorni, trattandosi  di una sostanza che si “eccita” mediante i raggi ultravioletti, e che non inquina, al punto che la utilizzano i consorzi e non è pericolosa, anche perché altrimenti si sarebbero visti pesci morti e non è questo il caso.

Chi ha versato tale sostanza in acqua? Qualcuno ha visto qualcosa? Si è trattato del  proprietario di una casa dei paraggi? Di un’azienda? Di una  barca che l’ha versata in corsa? Potrebbe provenire dallo scarico di una abitazione.? L’Arpav ha chiosato: “Chiunque sia stato, ha movimentato una ingente spesa pubblica. Nelle prossime ore, comunque, le ulteriori analisi che saranno effettuate, potranno svelare con certezza le componenti del liquido e accertare che non ci siano fattori pericolosi per l’ambiente”.