MATTEO MESSINA DENARO, «CURE SPECIALI» CONTRO IL CANCRO IN CARCERE IN CAMBIO DI…

Le immagini della sua cattura hanno ormai fatto il giro del mondo e molte cose sono state dette. Altre continueranno ad essere un mistero, altre faranno parte dei segreti del padrino di Castelvetrano.

Matteo Messina Denaro, capo di Cosa Nostra 60enne, vissuto da latitante per 30 anni, è finito nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila al 41 bis, al culmine del blitz nella clinica palermitana La Maddalena, mentre stava per sottoporsi ad una seduta chemioterapica.

Questi sono giorni concitati per gli inquirenti che, ora dopo ora, cercano di assemblare un mosaico fatto di pezzi da comporre, di non facile interpretazione, facendo leva su quanto perquisito all’interno dei covi in cui si è nascosto il boss, coperto da una fitta rete che lo ha protetto.

Una rete altrettanto intricata, fatta di omertà, accondiscendenze, compromessi, in quanto anche solo pronunciare la parola mafia a molti, che vivono nell’area del Trapanese, fa paura.

In fin dei conti, in questi territori, Messina Denaro ha regnato sovrano ed oggi fa un certo effetto saperlo in cella. Proprio dal carcere arrivano notizie riguardanti le cure. Ma vediamo cosa sta accadendo.

Il 41 bis, che molti conoscono semplicemente con i termini “carcere duro” prevede che “i detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione siano ristretti all’interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero comunque all’interno di sezioni speciali e logisticamente separate dal resto dell’istituto…”. Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei Corleonesi, detto Diabolik o “U siccu” ,osserva il silenzio nei processi, ritenendo di non doversi difendere da accuse che reputa ingiuste.

Per dover di cronaca, il vero Andrea Bonafede, colui che ha fatto da prestanome a Messina Denaro sino al suo ingresso nella clinica in cui è finito in manette, ha deciso anch’egli di stare in silenzio davanti al gip, sapendo perfettamente che su su di lui pende l’accusa di favoreggiamento. Matteo Messina Denaro, nel carcere aquilano a Le Costarelle, parla con i medici del tumore al colon metastatico da cui è affetto, sostenendo di conoscere i farmaci che gli vengono somministrati e i loro effetti collaterali.

Ma, proprio in queste ore, ha fatto una richiesta specifica: quella di poter accedere a cure farmaceutiche che ci sono solo in Israele. Il boss si è documentato, probabilmente sul web, e ha paura della morte. Una paura talmente radicata da portarlo ad abbassare le difese, finendo dietro le sbarre dopo mezza vita da latitante. E’ stato Lirio Abbate su Le Repubblica, a parlare di queste cure particolari.

Quel che ci è dato sapere è che il boss, in questa prima settimana di detenzione, non ha ricevuto visitw. Solo il suo avvocato di fiducia, Lorenza Guttadauro, che è sua nipote, si è limitata a telefonargli. Una nomina, quella di Lorenza, che ha suscitato non poche polemiche in quanto in essa c’è chi ha visto un modo per aggirare le regole del carcere duro. Messina Denaro ha rifiutato la passeggiata da solo nell’ora d’aria, raccontando agli agenti che era abituato a fare una passeggiata di cinque chilometri ogni giorno durante la latitanza.

Con i pochi agenti con cui ha parlato, il superlatitante ha dichiarato di “non voler creare problemi” e di “non essere la persona che viene descritta“, puntando il dito contro il piccolo schermo, tuonando: ” Non ho mai ucciso donne e bambini”. Questo cozza, però, con la condanna in via definitiva del boss per aver partecipato al rapimento e all’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido; per aver strangolato la giovane di Alcamo, incinta, Antonella Bonomo,; e cozza con le stragi di Capaci e via d’Amelio, con gli attentati dei Georgofili Firenze.