Garlasco, spunta pure un’altra pista: il prete, i romeni e il ricatto sessuale

A quasi diciott’anni dall’efferato omicidio di Chiara Poggi, la cittadina di Garlasco torna a tremare. Un’inchiesta, riemersa dalle pieghe del tempo, getta nuova luce sull’omicidio, collegando il caso ad un presunto scandalo sessuale all’interno del Santuario della Madonna della Bozzola, guidato da don Gregorio Vitali, all’epoca dei fatti figura di spicco della comunità e noto esorcista.

L’indagine, riemersa da un’inchiesta del 2014, ruota attorno a un tentativo di estorsione ai danni di don Vitali. Due cittadini romeni, sorpresi in flagrante nel giugno 2014 mentre tentavano di ottenere 250.000 euro in cambio del silenzio, sarebbero in possesso di un audio compromettente. L’audio, secondo gli atti, conterrebbe registrazioni di don Vitali in atti sessuali con alcuni giovani. Il promotore di giustizia del Vaticano, presente all’epoca sotto copertura, avrebbe manifestato sconcerto, chiedendo se esistessero anche dei video. La risposta, riportata negli atti, sarebbe stata affermativa: “Sì, filmati in camera da letto”.

La figura di don Vitali, che all’indomani dell’omicidio Poggi aveva invocato il pentimento dell’assassino, assume ora contorni inquietanti. Nel 2014, il sacerdote ammise un “momento di debolezza”, subendo il divieto di celebrare messa in pubblico.

A gettare benzina sul fuoco è l’intercettazione telefonica di un estorsore, oggi latitante, trasmessa dal programma “Chi l’ha visto?”. La frase pronunciata, “Ha scoperto tutto e ha detto che voleva parlare”, risuona come un’accusa diretta. Per molti, la ragazza a cui si riferiva l’estorsore sarebbe proprio Chiara Poggi.

L’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta, rilancia la tesi del complotto: “Il vero colpevole non è Stasi. C’è un sicario. E potrebbe esserci un movente”.

Il presunto movente, secondo l’ipotesi investigativa, potrebbe risiedere nella volontà di Chiara di rivelare verità scomode, celate tra le mura del santuario. Un testimone, un confidente dei carabinieri di Vigevano interrogato in un’altra indagine, avrebbe parlato di “anomalie all’interno del santuario, di strani comportamenti, forse di un giro più ampio”.

Nonostante l’assenza di riscontri diretti, l’ipotesi aleggia in modo sinistro. Se Chiara avesse scoperto qualcosa, se avesse minacciato di rivelare segreti, chi avrebbe avuto interesse a silenziarla per sempre?

L’ombra dell’omicidio, da sempre avvolta nel mistero, si allunga ora fino al cuore della comunità, al luogo che dovrebbe essere simbolo di pace e rifugio spirituale. L’inchiesta è in corso e l’intera nazione attende con ansia nuovi sviluppi, sperando che la verità, finalmente, venga a galla.

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