Garlasco, Roberta Bruzzone gela l’entusiasmo: “Spacciano una vecchia impronta per sangue. L’Apocalisse è vicina”
La criminologa Roberta Bruzzone torna a far sentire la sua voce sul caso di Garlasco, un delitto che ha sconvolto l’opinione pubblica per quasi vent’anni. Questa volta, l’attacco è diretto contro la narrazione mediatica che, a suo dire, starebbe distorcendo la realtà dei fatti in relazione alla riapertura delle indagini e all’impronta attribuita ad Andrea Sempio, unico indagato.
Il pomo della discordia è l’impronta rinvenuta nel 2007 sul muro delle scale che conducevano alla cantina, luogo del ritrovamento del corpo di Chiara Poggi. Secondo alcune testate giornalistiche, l’impronta sarebbe stata definita “insanguinata”, un’affermazione che ha scatenato la reazione furiosa di Bruzzone.
Attraverso un post al vetriolo su Instagram, la criminologa ha smontato la ricostruzione, definendola fuorviante e potenzialmente dannosa. “E quando un’impronta (ritenuta non utile a fini identificativi all’epoca… ora invece lo diventa… ne prendo atto) ottenuta con ninidrina viene spacciata per un’impronta insanguinata su molte testate giornalistiche… allora scopri che l’Apocalisse è vicina”, ha scritto Bruzzone, sottolineando come la traccia 33, già nota dal 2007, fosse stata sottoposta a test per il sangue con esito negativo.
L’impronta, individuata all’epoca dai tecnici del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma, era stata trattata con ninidrina, un reagente chimico utilizzato per rilevare impronte latenti. La ninidrina, reagendo con gli amminoacidi, produce una colorazione rosso violaceo, che secondo Bruzzone sarebbe stata fraintesa e strumentalizzata per creare l’illusione di una prova sanguinaria. “La ninidrina ha un colore rosso violaceo e si lega agli amminoacidi”, ha spiegato la criminologa, lasciando intendere che la colorazione dell’impronta sia stata confusa con sangue.
Bruzzone ha inoltre ricordato che l’impronta, pur essendo stata catalogata, non era stata ritenuta utile per l’identificazione all’epoca, in quanto non sufficientemente dettagliata per un confronto efficace.
Il post di Bruzzone si inserisce in un contesto di riapertura delle indagini da parte della Procura di Pavia, che vede Andrea Sempio come unico indagato. La criminologa, con il suo intervento, sembra esprimere scetticismo sulla reale portata di questa nuova fase investigativa, basata, a suo dire, su elementi già noti e potenzialmente distorti dalla narrazione mediatica.
Il monito di Bruzzone è chiaro: la necessità di un’informazione accurata e basata sui fatti, soprattutto in un caso che ha segnato profondamente l’opinione pubblica. La corretta interpretazione delle prove, e la loro presentazione, sono fondamentali per non compromettere il corso della giustizia e per evitare di alimentare un’opinione pubblica già condizionata da anni di polemiche.