Garlasco, il super testimone: “Non è vero che ho deciso di parlare dopo 18 anni”

Il delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia), ha recentemente subito una svolta significativa. Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015 a 16 anni di reclusione, la Procura di Pavia ha riaperto le indagini nel marzo 2025, focalizzandosi su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara.

La riapertura è stata motivata da nuove analisi forensi che hanno identificato tracce di DNA maschile sotto le unghie di Chiara, attribuite a Sempio, e da un’impronta digitale precedentemente non associata a lui, trovata vicino al corpo della vittima. Andrea Sempio era già stato indagato in passato, ma le accuse erano state archiviate.

Tuttavia, le nuove prove hanno portato la Procura, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, a riaprire il fascicolo. Sempio è attualmente l’unico indagato nella nuova fase dell’inchiesta. Nella giornata di ieri è stato convocato per un interrogatorio in Procura a Pavia, ma non si è presentato. Un’ulteriore circostanza che, sebbene in linea con una strategia difensiva, ha fatto comunque storcere il naso.

Contemporaneamente, Alberto Stasi è stato ascoltato come “testimone assistito“, mentre Marco Poggi, fratello di Chiara, è stato interrogato a Mestre come persona informata dei fatti. La riapertura del caso ha suscitato un rinnovato interesse mediatico e pubblico, con nuove testimonianze e rivelazioni.

A riaccendere l’attenzione sul caso è la testimonianza di un nuovo super testimone, che con le sue dichiarazioni clamorose coinvolge nuovi sospettati e solleva ulteriori dubbi su un’indagine già piena di zone d’ombra. Le sue parole riaprono il caso, evidenziando possibili falle nella ricostruzione ufficiale e alimentando il sospetto che non tutta la verità sia ancora venuta a galla.

Nel servizio andato in onda martedì 20 maggio su Italia 1, firmato da Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese per Le Iene, sono stati trasmessi documenti finora inediti sul delitto di Chiara Poggi. Un caso che a distanza di anni continua a dividere l’opinione pubblica, non del tutto convinta dalle motivazioni della sentenza di Cassazione che ha condannato Stasi.

Tra questi, spicca la testimonianza esclusiva di un uomo identificato con il nome fittizio di “Carlo”, che ha raccontato un episodio avvenuto poco dopo il delitto: una donna di Tromello gli avrebbe riferito di aver visto Stefania Cappa, in evidente stato di agitazione, entrare in una vecchia abitazione con un borsone pesante.

Il testimone ha sottolineato di non aver mai parlato di un alare da camino, come riportato da alcuni media, e ha aggiunto che le gemelle Cappa non erano mai state viste in quella zona prima. Carlo ha affermato di aver annotato tutto nei suoi taccuini personali, ma che all’epoca nessuno volle davvero ascoltarlo. Nel servizio sono state mandate in onda anche alcune telefonate della madre di Andrea Sempio, nuovo indagato nel caso.

La donna, prima che il nome del figlio finisse sui giornali, aveva contattato la redazione per difenderlo, parlando anche dell’avvocato Tizzoni, che accusò di aver passato documenti riservati al legale di Sempio. Raccontò inoltre di una testimone che avrebbe visto Chiara litigare con la cugina poco prima del delitto, ma che non lo riferì mai alle autorità.

Infine, spazio anche ad alcuni messaggi vocali di Paola Cappa, cugina della vittima. In uno di questi afferma: “Arriverà il giorno che parlo. Voglio essere pagata fior di milioni… e dirò tutto”. In un altro, descrive come si presenterebbe in Procura, vantando un look appariscente. Tuttavia, nel materiale fornito da un ex amico, non compare mai la frase “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”.

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