“Alberto Stasi incastrato”. Per la prima volta spuntano i messaggi della cugina di Chiara Poggi
A quasi 18 anni dall’efferato omicidio di Chiara Poggi, la giustizia sembra riaprire un capitolo oscuro e controverso. Il delitto, avvenuto nella villetta di Garlasco il 13 agosto 2007, aveva portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015. Ora, però, nuovi elementi emersi dalle indagini, e in particolare da 280 messaggi acquisiti dalla Procura di Pavia, gettano una luce inquietante sulla vicenda, sollevando dubbi sulla verità processuale e riaccendendo i riflettori su un’indagine che sembrava ormai conclusa.
Il messaggio chiave che ha innescato questa nuova fase è una dichiarazione di Paola Cappa, cugina della vittima, che, secondo quanto riportato, afferma: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Questa frase, contenuta tra i messaggi acquisiti, rappresenta un elemento dirompente che potrebbe rimettere in discussione la condanna di Stasi, aprendo la strada a nuovi scenari e a un riesame approfondito delle prove.
Le indagini, come suggerito dal comandante dei carabinieri Franco Marchetto nel 2007, sembrano ora procedere “a 360 gradi”, concentrandosi in particolare sull’ambito familiare. Le gemelle Cappa, Paola e Stefania, sono tornate al centro dell’attenzione, soprattutto dopo che un supertestimone anonimo avrebbe collocato Stefania in un luogo inaspettato. Elementi trascurati in passato, come la presunta presenza di una bicicletta nera, stanno ora venendo riesaminati.
A rafforzare i dubbi sulla vicenda, si aggiungono vecchie testimonianze, come quella di Marco Muschitta, che aveva descritto la presenza di una ragazza bionda in bicicletta e di un Suv scuro nei pressi della villetta. Nonostante la successiva ritrattazione di Muschitta, che dichiarò di aver subito pressioni, la sua testimonianza rimane un tassello importante da valutare.
Anche altre testimonianze, come quella del commerciante Vignati, che avrebbe riconosciuto la madre delle gemelle Cappa al volante di un Suv scuro, contribuiscono a delineare un quadro complesso. A questo si aggiungono elementi suggestivi, come la fotografia delle cugine in rosso, rivelatasi poi un fotomontaggio, e l’analisi dei social media. Paola, nel 2013, aveva pubblicato una foto con calze a quadretti simili a quelle trovate sul pigiama di Chiara, accompagnata da un messaggio ambiguo. Più recentemente, Stefania ha postato un’immagine su Instagram che richiama dettagli dell’inchiesta, come il dessert Fruttolo.
Un’altra intercettazione rivela tensioni familiari, con Paola che si sfoga con la nonna sulla presenza invadente degli zii, genitori di Chiara, in casa sua. Questi elementi, apparentemente marginali, potrebbero dipingere un quadro discordante dei rapporti familiari, sollevando interrogativi sul movente e sulle dinamiche che hanno portato al delitto.
Infine, la testimonianza di Francesca, collega di Chiara, aggiunge un ulteriore mistero. Francesca ha riferito di una festa in villa con piscina a luglio 2007, durante la quale Chiara avrebbe percepito tensioni interne alla famiglia. Tuttavia, la partecipazione di Chiara a questo tipo di eventi era inusuale, aprendo nuove domande sulla sua vita privata e sui rapporti familiari.