Nuovo papa, la curiosità di un numero: il precedente di Albino Luciani

Dopo poco più di ventiquattr’ore di intense deliberazioni, la Chiesa cattolica accoglie un nuovo Papa. La fumata bianca, apparsa alle 18 di giovedì 8 maggio sopra la Cappella Sistina, ha ufficialmente sigillato la conclusione del Conclave, con l’elezione del successore di Papa Francesco. Un evento che, per tempistiche e modalità, si inserisce in un solco ben tracciato nella storia recente della Chiesa.

Quattro votazioni sono state sufficienti ai cardinali riuniti per scegliere il nuovo pontefice, un processo rapido che ricorda le elezioni papali più veloci degli ultimi decenni. La celerità con cui si è giunti alla decisione, al quarto scrutinio, evoca immediatamente la memoria dell’elezione di Papa Giovanni Paolo I nel 1978, anch’egli eletto al quarto voto, e quella di Papa Benedetto XVI nel 2005, scelto al secondo giorno di Conclave.

Questa rapidità, tuttavia, non è una costante nella storia dei Conclavi. Nel 2013, l’elezione di Papa Francesco richiese cinque scrutini, un tempo relativamente breve se paragonato ad altre elezioni storiche. Il testo ripercorre anche esempi di “fulminee” elezioni papali, come quella di Papa Leone XIII nel 1878 e di Papa Pio XII nel 1939, entrambe concluse al terzo scrutinio, evidenziando come il consenso possa coagularsi in modo sorprendente.

Al contrario, la storia ci ricorda anche momenti di maggiore difficoltà. Il Conclave del 1922, ad esempio, fu il più lungo del XX secolo, richiedendo ben quattordici scrutini e cinque giorni di deliberazioni per l’elezione di Papa Pio XI. Un episodio che sottolinea come, in periodi di incertezza, il cammino verso l’unità possa essere lungo e complesso.

L’elezione odierna, invece, sembra aver seguito una traiettoria chiara e decisa, segno di un consenso ampio e, forse, di un futuro già delineato per la guida spirituale di oltre un miliardo di fedeli.

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