Meloni al Senato: “Io, patriota. La libertà ha un prezzo”: lo scontro durissimo con Renzi

Con un tono deciso e sicuro di sé, Giorgia Meloni si presenta al primo question time a Palazzo Madama dopo il rinvio del 23 aprile, causa lutto mondiale con la morte di Papa Francesco. La leader di Fratelli d’Italia mostra tutta la sua autorevolezza, rispondendo ai quesiti trasmessi dai senatori con fermezza e orgoglio nazionalista, difendendo il ruolo del governo e rilanciando il suo progetto di riforma del premierato.

Il cuore del discorso si concentra sulla questione della spesa militare, uno dei temi caldi sollevati dall’opposizione e non solo. Meloni ribadisce con fermezza l’impegno dell’Italia nel raggiungimento del target del 2% del PIL destinato alla difesa, previsto per il 2025, e sottolinea l’importanza di un ruolo più attivo dell’Europa nel campo militare, chiedendo la costruzione di un “pilastro europeo della Nato” e chiedendo attenzione anche alle minacce ibride provenienti dal Mediterraneo e dal Nord Africa.

“La libertà ha un prezzo”, afferma la premier, mostrando la sua posizione di patriota credibile e determinato: “Se pensiamo di affidare la sicurezza a qualcun altro, non saremo in grado di decidere del nostro destino”. Non si nasconde l’assenza di capacità militari paragonabili alle grandi potenze, ma Meloni rivendica una strategia fatta di realpolitik, di investimenti mirati e di consolidamento delle alleanze NATO, in un quadro di ruolo responsabile e credibile.

Nell’ambito interno, la leader di Fratelli d’Italia conferma che il progetto di riforma del premierato procede spedito: “È la madre di tutte le riforme” – assicura – e promette tempi rapidi anche sulla giustizia, ribadendo un approccio garantista, anche se si scontra con opposizioni più aggressive e con alcune critiche interne. Il duello più vivace si consuma con Matteo Renzi, che accusa Meloni di incoerenza e di giustizialismo, citando anche il caso Bibbiano: “Presidente, se volete cambiare la giustizia, andate prima a chiedere scusa a Bibbiano” – replicando con stile tagliente: “Mi ha chiesto se mi dimetterei in caso di bocciatura del referendum? Lo farei anche volentieri, ma non farei mai nulla che abbia già fatto lei”.

Sul fronte delle leggi contro il femminicidio, Meloni si mostra aperta a eventuali miglioramenti: “Il Parlamento potrà apportare tutte le modifiche che riterrà opportune”, dichiara, lasciando uno spiraglio di crescente collaborazione tra governo e assemblea legislativa.

Notevole il silenzio dei vicepremier Tajani e Salvini, assenti durante l’intervento, circondato da fedelissimi e tecnici di governo. Un’assenza che non passa inosservata agli analisti e agli osservatori politici, che interpretano l’evento come un possibile segnale di segnali di attenzione o semplicemente come una scelta tattica.

Con la stagione delle riforme appena avviata, Meloni si dimostra una leader determinata a portare avanti la sua visione di Italia forte, orgogliosa e sovrana, pronta a confrontarsi con avversari interni ed esterni, consolidando il suo ruolo di protagonista nell’arena politica nazionale e internazionale.

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