Bersani attacca Meloni: “Nel mondo si mettono a ridere di noi”
La scena politica italiana è stata scossa dalle dure accuse di Pier Luigi Bersani, ex segretario del Partito Democratico, nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’attacco, sferrato durante un’intervista televisiva, si è concentrato su due fronti principali: la gestione della politica estera da parte del governo, in particolare in relazione all’assenza di Meloni ai funerali di Papa Francesco, e la gestione della memoria storica, con un focus critico sulla commemorazione di Sergio Ramelli.
Bersani ha colto l’occasione della risonanza internazionale dei funerali di Papa Francesco per puntare il dito contro la premier, accusandola di non aver saputo cogliere l’importanza simbolica e politica dell’evento. “Roma aveva l’occasione di mostrarsi come un simbolo universale di accoglienza e dialogo, ma la Meloni ha scelto di non esserci”, ha dichiarato l’ex ministro, sottolineando come l’assenza della presidente del Consiglio abbia privato l’Italia di un’importante vetrina internazionale.
L’ex leader del PD ha rimarcato come, mentre i leader mondiali si incontravano a Roma, Meloni fosse impegnata in un pranzo con il presidente argentino Javier Milei. Un contrasto che, secondo Bersani, dimostra una mancanza di visione strategica e comunicativa da parte del governo. “Non si può pensare di essere protagonisti solo con qualche slogan ben confezionato. Serve presenza, serve credibilità, serve soprattutto coerenza”, ha affermato, criticando l’idea, diffusa secondo lui da alcuni ambienti, che Meloni sia una figura centrale nella politica globale.
L’attacco di Bersani non si è limitato alla politica estera. L’ex ministro ha espresso forti critiche anche sulla gestione della memoria storica da parte del governo, in particolare in relazione alla commemorazione di Sergio Ramelli. Bersani ha accusato Meloni di “memoria a senso unico”, sottolineando la necessità di riconoscere tutte le vittime della violenza politica, senza distinzioni ideologiche. “La memoria deve essere collettiva, non selettiva. Non si può usare la storia come uno strumento di propaganda politica”, ha dichiarato, chiedendo alla premier un “atto di verità” sul passato dell’Italia.
Le accuse di Bersani hanno sollevato un acceso dibattito politico. I sostenitori del governo hanno respinto le critiche, difendendo le scelte della premier e accusando l’ex leader del PD di strumentalizzazione politica. Dall’altra parte, i rappresentanti dell’opposizione hanno espresso solidarietà a Bersani, sostenendo che le sue critiche siano fondate e che il governo stia sbagliando approccio sia nella politica estera che nella gestione della memoria storica.