“80% case popolari a italiani” Ma la sinistra sbaglia la mira

Gad Lerner, nel suo articolo pubblicato su Repubblica, non le mandava a dire.

Parlava di “cifre fasulle”, dati non veri che Galeazzo Bignami e Marco Lisei avrebbero espresso “per muoverci a indignazione” contro i migranti. Parliamo dell’ormai noto video in cui i due esponenti di Fratelli d’Italia (uno deputato, l’altro consigliere comunale) mostravano i campanelli dei nuovi appartamenti assegnati a Bologna, in prevalenza a stranieri.

Non entreremo nel merito delle modalità. A sinistra si è parlato di “liste nere”, schedatura, “segugi anti-stranieri”. I diretti interessati si sono difesi, Giorgia Meloni ha ricordato che “i campanelli sono pubblici” e sarà forse il garante della privacy a mettere la parola fine alla querelle. Quel che qui ci interessa sono i numeri. Cioè verificare se la denuncia dei due esponenti emiliani è fondata, oppure no: Bignami e Lisei, infatti, contestano che le nuove assegnazioni di alloggi popolari a Bologna finisca nel 60% dei casi a cittadini non italiani.

Le accuse di Lerner e Gruber

Gad Lerner nel suo articolo scrive: “Naturalmente le cifre vere sono altre: quasi l’80% degli alloggi bolognesi Acer sono abitati da italiani”. Salvo poi aggiungere come sia “vero che nel bando 2018 il 52% delle assegnazioni sono andate a famiglie extracomunitarie”. I numeri forniti dal giornalista sono stati ripresi dalla Gruber nella puntata dello scontro di fuoco con la Meloni. “Peccato che nella realtà specifica – ha detto la conduttrice – non era vero quello che diceva il suo deputato, perché l’80% di alloggi popolari vengono assegnati agli italiani”. Una mezza verità. O forse un utilizzo dei numeri in maniera strumentale.

I dati sulle case popolari

A Bologna gli alloggi popolari sono oltre 10mila e sì, nel 78% dei casi sono occupati da italiani e nel restante 18,32 da immigrati. Il fatto è che questo dato, citato da Lerner e Gruber, tiene in considerazione le assegnazioni storiche. Che risalgono alla notte dei tempi: ci sia permesso ricordare che le prime “Case per gli umili” rislgono al lontano 1926. Lisei e Bignami, invece, contestano le nuove assegnazioni, ovvero le case ogni anno concesse a nuovi inquilini. I dati sono incontestabili: nel 2014 il 57,74 degli alloggi è finito a stranieri, nel 2015 è salito al 58,67%, per arrivare nel 2016 al 57,6%. Un dato aggregato è stato fornito in un report del Comune di Bologna: dal 2012 al 2016 gli assegnatari Erp sono in maggioranza (54%) cittadini non italiani. Infine, nel 2017, come riporta il Carlino, la quota di nostri concittadini si era fermata al 47%. E nel 2018, nell’ultimo bando, su 219 case consegnate il 52% è andato a extracomunitari, il 7,7% a cittadini Ue e solo il 40,1% agli autoctoni.

Secondo Bignami e Lisei servirebbero correttivi nei criteri di assegnazione previsti in Emilia Romagna. Per dare più punti agli italiani, bisognerebbe modificare “il requisito della residenza in regione” che dovrebbe essere di 10 anni minimo, “mentre ora è solo di 3”.

Maggioranza straniera

Se guardiamo alle graduatorie, infatti, la fotografia è la stessa. Nell’elenco ERP-6 (2016/2017), a fronte di 1.583 autoctoni vi erano ben 2.555 stranieri. Nella ERP-8 (2018), il 40,29% era italiano e il restante 59,71% immigrato. Percentuali simili anche nella graduatoria vigente ERP-9 (2019), dove su 5.412 persone, solo 2.257 sono nati nel Belpaese (41,70%) e ben 3.155 (58,3%) nel resto del mondo. In fondo anche il rapporto “Bologna, la domanda di casa” lo dice chiaramente: “A fronte di un numero di assegnazioni che nel tempo va diminuendo”, si legge, sono “in via di aumento le assegnazioni di richiedenti non autoctoni”. Va poi tenuto a mente un altro fattore. “Nel 2016 – spiega il rapporto – erano coinvolti in alloggi ERP 24.967 persone, tra queste il 68% possedeva cittadinanza italiana, il 32% cittadinanza non italiana”. E questo nonostante a Bologna solo il 15% dei residenti sia straniero.