3 VOLTE AL PRONTO SOCCORSO E VIENE RIMANDATA A CASA CON LA PRESCRIZIONE DI UNA TACHIPIRINA

Ci sono storie che si fa davvero un’enorme fatica a raccontare, anche se ci si occupa da tanto di cronaca. Sono le storie che nascondono tutta la sofferenza, il dolore lacerante la voglia di giustizia per la perdita improvvisa di una persona cara.

Non una scomparsa legata ad un incidente stradale o domestico, ma ad una malattia gravissima non diagnosticata. Sono casi agghiaccianti, attorno ai quali ruotano tanti perché che non hanno trovato ancora una risposta.

La richiesta di verità arriva, in questo caso, dal marito della donna che vedete, con i suoi stupendi occhi azzurri, in questa foto che fa da cover del mio articolo.

Lui si chiama Francesco Costa e, dalla morte di sua moglie, Francesca Taddei, non riesce a darsi pace, al punto da decidere di raccontare l’assurda vicenda, culminata tragicamente, a molti quotidiani nazionali.

La Taddei, 54 anni, docente di scuole medie a Verbania, proprio come suo marito, è venuta a mancare il 20 agosto ma la sua terribile storia ha inizio un anno prima con degli strani e atroci mal di testa, “liquidati” dai medici con la somministrazione di tachipirina. Ma vediamo, in dettaglio, cosa è accaduto.

Francesca Taddei, il 13 settembre dello scorso anno, proprio nel suo primo giorno di rientro a scuola, dopo la pausa estiva, ha iniziato ad accusare un forte mal di testa, dicendo al marito di avvertire la sensazione di una tenaglia che le stringeva le tempie. Così, alle 3:07 di notte sono giunti al pronto soccorso dell’ospedale di Verbania, da cui ne sono usciti un’oretta dopo, con la diagnosi di cefalea senz’aurea che si era riacutizzata, guarda caso, proprio quel giorno, e con l’indicazione di prendere gocce e paracetamolo.

Il giorno successivo, il 14 settembre, i dolori alla testa erano talmente lancinanti da chiamare l’ambulanza, mentre il 21 settembre 2021, al loro terzo accesso al pronto soccorso di Verbania, la diagnosi è stata la seguente: crisi celfalgica in paziente affetta da emicrania, con il consiglio di somministrare al bisogno paracetamolo da 1000. Dopo 3 accessi al ps ravvicinati e l’aggravarsi della sintomatologia, il marito, disperato, ha chiesto l’effettuazione di accertamenti diagnostici che sono stati fissati per il 25 settembre; giorno in cui la Taddei si sarebbe dovuta sottoporre e risonanza magnetica, dopo aver preso appuntamento con un neurologo.

Costa, a quel punto, su consiglio dei familiari, ha informato dell’accaduto i carabinieri di Intra che lo hanno ascoltato mentre lui, con le lacrime agli occhi, non riusciva a darsi pace. Dopo essersi sentito dire da un medico, al termine di un’accesa discussione, “Mi denunci pure”, i coniugi sono partiti per la Lombardia, diretti per il San Raffaele. Costa, che ha deciso di denunciare pubblicamente quanto accaduto, ha dichiarato: “Mi sono sentito umiliato oltre che non ascoltato. Non ho presentato denuncia, mia moglie non si sarebbe salvata, ma avrei avuto le risposte immediate ai nostri dubbi e non avrebbe dovuto soffrire dei giorni in più, finché siamo andati al San Raffaele di Milano“.

Proprio al San Raffaele, i due coniugi hanno ricevuto una diagnosi agghiacciante: dietro quelle emicranie, liquidate con il paracetamolo, si nascondeva una grande massa tumorale alla testa. La Taddei è stata sottoposta ad una delicata operazione chirurgica, ha affrontato la radioterapia e altre cure ma purtroppo il brutto male si è ripresentato.

Alessandra, dopo aver combattuto da grande guerriera, è stata stroncata dal tumore e si è spenta il 20 agosto. Il marito da allora è travolto dalla disperazione, dicendo: “Mi chiedo perché nessuno, vedendo che era un caso sospetto, non abbia mandato mia moglie a Domodossola o Novara dove c’è la neurologia, so che mia moglie non si sarebbe salvata ma almeno non avrebbe sofferto quei giorni in più finché siamo dovuti andare in Lombardia”.