25 Aprile a Milano tra contestazioni e bandiere: “Fuori la Nato dal corteo”. Sala: “Chiedete a Liliana Segre se era felice sotto il nazifascismo”

Questo articolo viene riportato da REPUBBLICA.IT

Un immenso fiume di gente, un corteo allegro e colorato, che ha riempito prima corso Venezia e poi piazza Duomo, con diversi momenti di tensione e contestazione alla Brigata Ebraica. Al corteo per il 25 aprile, che celebra il 77mo anniversario della Liberazione, hanno partecipato 70 mila persone, secondo gli organizzatori, tra le 25 e le 30 mila per la questura.

Il corteo si è concluso in piazza Duomo, con i comizi dal palco e la musica, ma anche i cori di protesta del gruppo di giovani ucraini. Critici verso le parole del segretario della Cigl, Maurizio Landini, e il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che avevano chiesto dal palco soluzioni per l’aggressione russa in Ucraina che vadano oltre al mero invio di armi e all’aumento di produzione bellica decisa dal governo italiano.

Già un’ora prima dell’orario delle 14.30, quando il corteo è partito verso il centro, erano decine di migliaia le persone già radunate a Porta Venezia, con tante bandiere e le note di Bella Ciao. Bandiere Usa e della Nato sono comparse nello spezzone di testa, issate da alcuni gruppi ed associazioni di orientamento atlantista che si sono posizionate a fianco della Brigata ebraica, che però espone solo bandiere israeliane e della Brigata medesima. A fianco a loro, anche la comunità ucraina con le sue bandiere e uno striscione con la scritta “Il putinismo non passa”. “Ci sono dei momenti in cui i popoli vanno aiutati. Io rispetto moltissimo chi dice che non dobbiamo mandare armi ma non posso che essere chiaro: io credo invece che sia il momento di aiutare gli ucraini anche con le armi “. Lo afferma il sindaco di Milano Beppe Sala presente in prima fila, con la fascia tricolore, al corteo per celebrare a Milano il 25 aprile.

“Oggi come ieri dalla parte giusta”, appare su uno striscione con il simbolo Nato esposto da un’altra associazione. Di tutt’altro tenore gli striscioni in fondo al corteo: ‘Dallo Yemen alla Palestina sionisti terroristi e Nato assassina’ , ‘Fuori la Nato dall’Italia, fuori la Nato dall’Ucraina” sono alcuni dei cartelli portati da antagonisti e partiti di sinistra. Striscione anche contro il premier Draghi. E anche un piccolo gruppo di No Vax si è inserito nel corteo. ‘Letta servo della Nato”, ‘Fuori i servizi della Nato dal corteo” sono gli slogan che alcuni manifestanti hanno urlato al segretario del PD Enrico Letta che si trova nello spezzone dei democratici del corteo del 25 aprile a Milano. “Questa è casa nostra, la Costituzione è casa nostra, l’antifascismo è casa nostra. E anche la solidarietà al popolo ucraino è casa nostra”, la risposta di Letta. “Fuori la Nato dal corteo” è lo slogan urlato da un gruppo di antagonisti contro alcuni manifestanti che stanno sfilando a Milano con le bandiere della Nato e che hanno replicato urlando “libertà” e “fuori i fascisti dal corteo”. I due gruppi hanno creato una sorta di imbuto nel corso del corteo e sono intervenute le forze dell’ordine per tenerli separati, circordando il gruppo di antagonisti. Dopo un breve momento di tensione, il corteo è tornato a sfilare senza ulteriori problemi.

25 Aprile a Milano, contestazioni al Pd. Pagliarulo: “Grave errore”
“È un peccato perché il 25 Aprile non deve essere una giornata che divide, in quei valori dobbiamo riconoscerci tutti”. Così il sindaco di Milano Beppe Sala ha commentato le contestazioni al Pd. “E’ un grave errore perché queste cose il 25 Aprile non servono mai. Anche quando ci sono posizioni diverse bisogna evitare che su singoli fatti si perda la bussola di una posizione unitaria”. Lo afferma il presidente di Anpi nazionale Gianfranco Pagliarulo interpellato sulle le contestazioni al Pd. “Poi utilizzare questa giornata per queste polemiche non va bene”, ha aggiunto.

Corteo del 25 Aprile a Milano, Landini (Cgil): “Costituzione dice che Italia ripudia la guerra”
“Quando si parla della Costituzione è utile ricordare chi l’ha scritta. E chi l’ha scritta sono quelli che hanno sconfitto uniti i nazisti e i fascisti”. Lo ha detto dal palco di piazza Duomo a Milano il segretario della Cgil, Maurizio Landini, nel corso del suo intervento per il 25 Aprile. “Quella Costituzione, che è attuale ancora oggi, dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, che l’Italia che ripudia la guerra”.

Corteo 25 Aprile a Milano, la profuga Irina da Bucha: “Sono partigiana”

“Sono qui partigiana con le mie armi, il mio discorso”: così  Irina Yarmolenko, consigliera comunale di Bucha, lo ha detto dal palco del 25 Aprile a Milano citando le parole di ‘Bella ciao’. Dal 24 febbraio “non c’è più pace per nessuno in Europa”. “La mia città e Irpin sono state distrutte per il 76% e chiediamo aiuto” ha spiegato aggiungendo di star facendo una “guerra di informazione”. “Tutti siamo per la pace – ha detto -. Stare con me per l’Ucraina e con l’Ucraina”. Al sindaco di Milano e ai sindaci dell’hinterland invierà una lettera per chiedere aiuti nella ricostruzione. “Noi facciamo forme diverse di resistenza, insegnanti e medici lavorando fra le bombe” nei bunker, sindaci aiutando, industriali e agricoltori “aiutando l’economia nonostante i missili. Le forze ucraine hanno bisogno di strumenti di protezione dei loro confini”. “Tutti siamo per la pace – ha concluso -. Stare con me per l’Ucraina e con l’Ucraina”.

La manifestazione del 25 Aprile è partita con le bandiere gialle e blu dell’Ucraina entrate nel corteo all’altezza di via Boschetti. “Aiutiamo la resistenza ucraina, avviciniamo la Liberazione dall’invasore russo” recita il loro grande striscione. Insieme a loro le bandiere della Brigata ebraica, dell’Unione europea e degli Stati Uniti. La folla di manifestanti, una prima stima parla di una partecipazione tra le 15 e le 20 mila presenze, riempie quasi tutto corso Venezia, oltre i giardini Montanelli, fino ai bastioni. Dopo i gonfaloni di molti comuni, le bandiere dell’Anpi, delle Acli e dei sindacati. Il servizio d’ordine è stato rinforzato.

 

 

25 Aprile a Milano, Sala: “Unica divisione tra chi è antifascista e chi non lo è”

Non sono state prese in considerazione, quindi, le parole del sindaco. “Mi aspetto una manifestazione speriamo tranquilla. Il 25 Aprile non è qualcosa su cui ci si può dividere perché è alla base della nostra democrazia”. Così il sindaco di Milano Beppe Sala aveva parlato in mattinata della manifestazione che si terrà questo pomeriggio in città per celebrare i 77 anni della Liberazione, a margine della deposizione delle corone davanti alla sede del Comune di Milano.

“Una divisione precisa è se mai tra chi è profondamente antifascista e chi non lo è. Io spero che dalle polemiche venga risparmiato il 25 Aprile”, ha aggiunto. E in merito alle parole di chiarimento sul conflitto ucraino arrivate dal presidente di Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che oggi partecipa al corteo di Milano Sala ha aggiunto di essere “felice che l’abbia fatto. L’Anpi è un’istituzione che non si può discutere per tutto quello che ha dato al nostro Paese. Per cui ci volevano questi chiarimenti e bene che anche lui oggi sia qui con noi”. Ma Sala, durante le cerimonie del mattino, è tornato anche sulla questione delle contestazioni alla Nato, “per me assolutamente folli”, ha detto. “Non capisco quelli che cercano dei distinguo, come se i 70 anni di storia del nostro Paese non dimostrassero che noi apparteniamo a quella alleanza atlantica – ha aggiunto a margine della deposizione delle corone davanti al Comune -, che ci riconosciamo nei valori dell’Occidente e della Nato. Per me è una contestazione folle”. In merito alla proposta della Brigata Ebraica di Roma di sfilare in corteo portando le bandiere della Nato Sala ha aggiunto che “io sono dell’idea che il 25 Aprile è il corteo della gente al di là delle bandiere, poi ognuno faccia quello che vuole. Credo che ognuno di noi debba portare se stesso più che la bandiera”.

25 Aprile, il discorso del sindaco di Milano Sala che cita Liliana Segre e Adriano Olivetti

Buona giornata della liberazione a tutte e tutti! E grazie di essere qui a Milano in tante e tanti. Ognuno di noi sa benissimo quanto è importante esserci, al 25 Aprile. Esserci, insieme all’immensa comunità che ne condivide la storia e i valori. Non è solo importante, è anche bello. Dopo due anni di difficoltà impensabili e nel momento difficile che anche adesso si vive, con un conflitto terribile in territorio europeo, bisogna ricordare che il 25 Aprile non è un giorno come gli altri, non può essere considerato un giorno come gli altri.

È importante a partire da quello che le nostre madri e i nostri padri hanno compiuto, facendo culminare nel 25 aprile 1945 la possibilità di definirci democrazia, di vivere in democrazia. Questa è una celebrazione della democrazia:  nel ’45 non era ancora compiuta, ma il 25 Aprile ne è stata la premessa. E la solennità di questa data viene celebrata da tutti coloro che si sentono parte dei nostri valori democratici. Significa questo, il 25 Aprile: la festa della liberazione dal nazismo e dal fascismo. Su questo non ci dividiamo, mai! Oggi siamo nel 2022 e il 25 aprile ci dice anche altre cose. Abbiamo tutti sentito le parole di Liliana Segre: è difficile non pensare alla guerra in Ucraina in questa festa della liberazione. Ha ragione. Un dibattito ampio, a volte aspro, si sta svolgendo tra persone e organizzazioni, in merito a cosa può fare e a cosa sta facendo l’Italia per il conflitto scatenato da Vladimir Putin contro l’Ucraina.

Ci sono state e ci sono polemiche, discussioni. La mia, è una posizione chiara: la nostra liberazione non è stata conquistata con le parole e la resistenza non è stata fatta senza sofferenze. E’ la mia posizione. E’ ovviamente giusto che si discuta, si deve discutere: è il sale della democrazia e della politica. Però c’è qualcosa che non si può tollerare né discutere. La libertà va difesa. E’ un valore assoluto, che va sempre difeso, senza cedimenti e con intransigenza. Lo dico davanti a tutte e tutti voi, oggi, in questo giorno di festa, in questo giorno che per tutti noi è sacro: non c’è più spazio per l’ambiguità. Non ci può essere ambiguità a proposito di nazismo e fascismo. L’identità nostra, del nostro Paese e del nostro continente è precisa: non c’è spazio, non ci deve essere spazio per il fascismo. Lo diciamo chiaro e tondo: basta ambiguità! Non è possibile essere ambigui, fino al punto di non scegliere tra un candidato democratico e una candidata che non rinnega il fascismo. E ciò in Francia, come in Italia e come in qualunque luogo che si definisca europeo e democratico. Basta ambiguità! Non è possibile essere ambigui, fino al punto di chiedere pieni poteri o farsi finanziare dall’autocrazia russa, attraverso mediatori ambigui. Basta ambiguità! Non è possibile avere tentennamenti e guidare forze politiche che non hanno fatto i conti con il tragico passato fascista, per riproporne i conati nel nostro presente. Gente che fa il saluto fascista. Basta ambiguità! Non è possibile essere ambigui fino al punto di dire che i bambini crescono felici sotto il fascismo. Lo andassero a chiedere a Liliana Segre, se era felice da bambina sotto il nazifascismo…

Se c’è un valore che sente di portare ovunque questo sindaco e quest’uomo che vi parla, è proprio il fatto di chiedere l’uscita dall’ambiguità a tutte e tutti coloro che ancora vivono nell’ambivalenza rispetto al nostro comune denominatore: la nostra Costituzione, la nostra Repubblica, che hanno l’antifascismo come fondamento.
Questo mi porta a dire che oggi noi festeggiamo la festa della liberazione dell’Italia, ma vorremmo festeggiamo anche altre liberazioni. Quelle che abbiamo ancora da conquistare. Per esempio, la liberazione completa dell’Europa. Il nostro continente ha scelto la democrazia e la difesa dei suoi valori. L’Europa si sta sviluppando, faticosamente, certo, ma si sta sempre di più consolidando, sta trovando una vera identità, anche attraverso la soluzione di crisi gravissime come quella del Covid. Bisogna che la Costituzione europea ponga l’antifascismo tra i suoi fondamenti identitari. L’Europa deve darsi una Costituzione antitotalistarista, che difenda il nostro Continente dai rischi dei poteri assoluti, in primis da quello fascista. Non solo. Noi dobbiamo ambire a un’altra liberazione: quella dalle ferite che abbiamo imposto e stiamo imponendo al pianeta. Dobbiamo capire che chiunque di noi è partigiana e partigiano di una nuova lotta di liberazione: dal consumo e dall’intossicazione del pianeta. E’ una lotta collettiva, qui non serve essere italiani o europei. Ogni persona è chiamata a lottare per liberare il pianeta dalle scelte e dai comportamenti scellerati, che mettono a rischio tutti i viventi. Le ferite della terra nascono anche dal pensiero che discrimina, da cui siamo tutti chiamati a liberarci: discriminazioni di genere, discriminazioni in termini di lavoro, sull’accesso alla sanità e alla giustizia. Badate bene: è una lotta di liberazione unica, clima e diritti. Non c’è separazione.

Infine, c’è la più importante delle liberazioni, quella che è alla base di un nostro futuro di pace e di reale benessere: un mondo in cui la competizione lascia il posto alla collaborazione. Lo stiamo vedendo eccome, il frutto del pensiero competitivo: la competizione tra Stati porta inevitabilmente alla guerra. La cooperazione, la collaborazione tra le genti del mondo, porta a quello sviluppo sano che può essere il nuovo progresso. Un progresso per tutto il pianeta, per tutte e tutti noi. Voglio chiudere citando un grande democratico italiano, in questo giorno di liberazione: Adriano Olivetti. Egli disse: “Se mi posso permettere, spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”. Riconosciamoci in queste parole. Viviamo i nostri sogni ad occhi aperti, costruiamo il mondo in cui crediamo. Uniti dai nostri valori, forti delle nostre differenze, solidali nelle nostre debolezze. Grazie a tutte, grazie a tutti.

25 Aprile a Milano, Anpi: “Noi a fianco della resistenza del popolo ucraino”

“In questa giornata abbiamo voluto dedicare attenzione alla tragedia che si sta svolgendo in Ucraina, dopo l’aggressione sanguinosa di Putin contro uno Stato autonomo. Siamo a fianco della Resistenza di tutto un popolo che da oltre due mesi combatte per la propria libertà e indipendenza”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Anpi provinciale di Milano, Roberto Cenati, parlando del corteo nazionale per celebrare i 77 anni della Liberazione che si terrà oggi in città. Sul palco al termine del corteo parleranno due donne ucraine, tra cui una profuga consigliera comunale a Bucha, Iryna Yarmolenko. In merito alle polemiche che hanno spaccato l’Anpi sull’opportunità o meno di armate la resistenza ucraina Cenati ha aggiunto: “Io credo che senza le armi non ci potrebbe essere una resistenza armata da parte del popolo ucraino e lo ha dimostrato anche la Resistenza Italiana. Pagliarulo ha rivisto la sua posizione”. Oggi pomeriggio “mi aspetto una grande manifestazione unitaria e pacifica perché il corteo nazionale si svolge dopo tre anni di sospensione e quindi il segnale deve essere forte”, ha concluso a margine della deposizione delle corone alla Loggia dei Mercanti, luogo simbolo della Resistenza milanese.

 

Oltre a Pagliarulo oggi alla manifestazione nazionale, che si concluderà con un comizio in piazza Duomo, Milano sono attesi fra gli altri il ministro della Salute e segretario di Articolo 1 Roberto Speranza, Gianni Cuperlo del Pd, il segretario della Cgil Maurizio Landini, Tetyana Bandelyuk, ucraina in Italia da tempo, e Iryna Yarmolenko, consigliera comunale di Bucha.

 

25 Aprile a Milano, cortei in quartieri Milano con scritte anti-Nato

Sono in corso nei vari quartieri di Milano una serie di cortei, giri in bici, deposizioni di corone e manifestazioni organizzati dalle sezioni locali dell’Anpi in occasione del 25 aprile, in attesa del corteo nazionale con comizio in piazza Duomo nel pomeriggio. Manifestazioni che si stanno svolgendo tranquillamente, dove non sono mancati alcuni striscioni contro la guerra ma anche contro la fornitura di armi da parte della Nato all’Ucraina. “No alla guerra. Nato giù le mani dalle armi” è una delle scritte che tenevano in mano alcuni dei partecipanti al corteo di Crescenzago dove hanno sfilato un centinaio di persone, diverse con le bandiere del Pd, e con cui ha sfilato anche la banda degli ottoni.

Questa mattina intanto una scritta contro Draghi, la Nato e il Pd è comparsa su un muro nei pressi della metropolitana di Porta Venezia, a Milano, al centro del percorso del corteo nazionale del 25 Aprile. “No Draghi, No Nato, No Pd. Guerra agli aggressori” recita la scritta, che è in corso di cancellazione. Sul posto la Polizia di Stato per i rilievi.